III Settimana Biblica Online - Secondo giorno

III SETTIMANA BIBLICA ONLINE

04 AGOSTO 2020

 

GESU' E LE PARABOLE SUL REGNO DI DIO

Secondo giorno

 

 

Primo momento: Preghiera iniziale

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

 

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

LA PARABOLA DELLA ZIZZANIA (Mt 13,24-30)

 Il testo

 Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio»”.

  

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

 

Dopo la parabola del seminatore, eccone un’altra riguardante sempre la semina. Ma se nella prima l’accento cadeva sul modo di operare del seminatore e sui diversi terreni nei quali cadeva il buon seme, qui invece l’attenzione va all’oggetto della semina: il buono e cattivo seme. E sì. Avete letto bene. C'è un buon seme, ma c'è anche un cattivo seme.

Il regno di Dio è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.

Così accade nella vita degli uomini. C’è una semina di grano buono, che viene fatta di giorno dal contadino nel suo campo per ottenere frutto, un frutto abbondante e buono. A volte però accade che qualcuno faccia un’altra semina, una semina notturna, fatta di nascosto, perché sa di compiere un’azione malefica. Costui semina zizzania, erba che non dà frutto ma sfrutta il terreno buono e finisce per soffocare il buon seme. Così, a un certo momento della crescita del grano, appare anche quest’erba infestante. Allora il campo non è più solo una speranza di buon raccolto, ma appare minacciato. Il faticoso lavoro non darà il frutto previsto.

Questa scoperta sorprende e rattrista il contadino. Come mai? Perché? Cosa è avvenuto e cosa il contadino non ha visto, osservato? Sono domande che riguardano il male presente accanto al bene. A un certo punto della nostra esistenza anche noi scopriamo la presenza del male: chi lo ha introdotto in noi e intorno a noi? Perché non ce ne siamo accorti? È un’esperienza anche dolorosa, che richiede un discernimento su di noi e sulla nostra vita. Davanti al male ci domandiamo: Signore – ma tu non hai seminato seme buono? Davanti al male la prima domanda che facciamo a Dio è:  ma Dio cosa hai fatto? Come mai permetti questo? Perché non lo elimini? Le risposte che ci diamo sono: se non lo levi perché non puoi, sei impotente; se non lo levi perché non vuoi, sei cattivo; se non lo levi perché sei indifferente, allora bene e male sono uguali e tutto perde di senso.

Abbiamo accolto la parola di Dio, l’abbiamo meditata e custodita, abbiamo anche tentato di realizzarla (cf. Mt 13,22-23), ma ecco apparire il male come opera delle nostre mani. L'uomo è creato buono da Dio, ma scopriamo che dentro di lui si manifesta anche il male (cf. Mc 7,20-23). Sperimentiamo il male anche dentro la comunità cristiana, di cui fanno parte i forti e i deboli, i semplici e gli eruditi, i giusti e i peccatori, i fedeli e gli infedeli. Anche la piccola comunità di Gesù ha vissuto lo stesso problema. Al suo interno vi è chi ha tradito, chi ha rinnegato, chi era pauroso e vile, chi è fuggito.

Chi vive situazioni come queste assomiglia ai servi della parabola i quali, vista la situazione del campo, interrogano il padrone sul grano seminato. Il nemico che ha seminato la zizzania rappresenta tutti coloro che con il loro agire fanno il male e ostacolano la realizzazione del regno di Dio. Saputo che un nemico ha compiuto l’operazione di semina della zizzania, propongono di estirpare quest’erba infestante. Ai loro occhi tale separazione è necessaria affinché il grano possa crescere senza venire privato di sostanze vitali e di spazio.

L’intransigenza, il cercare la purezza a tutti i costi, la rigidità di volere una comunità composta solo da puri e giusti è pericolosa, perché i confini tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia, a volte non sono così netti. Questa parabola è un ammonimento sul nostro stile di vita ecclesiale, spesso segnata dalla incoerenza con la fede in Cristo, vivendo quella pazienza che sa rinunciare al giudizio, rimandandolo ad una ora che non ci appartiene. La parabola invita i credenti a non essere intolleranti, integralisti, a non scagliarsi contro i fratelli.

La tentazione, antica come il mondo, è di estirpare subito, implacabilmente, questo male, ma Gesù andava controcorrente, ostacolando anche lo zelo giustizialista dei suoi discepoli, pronti a far “scendere un fuoco dal cielo” per distruggere chi ostacolava i loro piani (cf. Lc 9,54). Infatti, nella parabola della zizzania, Gesù afferma che ancora più pericoloso del seme nocivo mescolato con il buon grano, è l’azione degli zelanti servitori che vogliono estirparlo: Egli lo impedisce, “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano” (Mt 13,29). Gesù chiede di essere pazienti e di rimandare la selezione alla mietitura, quando sarà evidente quel che è seme buono che alimenta la vita e quello nocivo che la intossica. Gesù intende scoraggiare i suoi dall’erigersi a giudici, invitando a sostituire l’impazienza di chi vuole vedere tutto e subito, all’impegno di chi collabora a far fiorire situazioni di bene che frenino e ostacolino il dilagare del male. Se l’albero non porta i frutti desiderati, Gesù non lo taglia ma fa di tutto perché la linfa vitale continui a scorrere per portare frutto (Lc 13,6-9).

Il padrone di casa la pensa diversamente dai suoi servi: egli decide di attendere pazientemente il tempo in cui si possa separare l’erbaccia dal buon grano senza nuocere a quest’ultimo. Egli sa che nel desiderio di sradicare il male c’è il rischio di sradicare anche il bene. Occorre da parte del padrone pazienza e da parte del grano buono un esercizio di mitezza.

Gesù è il modello da imitare: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore" (Mt 11,29). Egli sa che il processo di crescita e di maturazione degli individui è lento, richiede tempo, e ogni accelerazione avrebbe solo effetti devastanti, e richiama alla natura, dove il “terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga” (Mc 4,28). Solo allora “quando il frutto è maturo”, è arrivata la mietitura. Pretendere di eliminare lo stelo perché ancora senza frutto significa solo rovinare tutto il raccolto. La pazienza richiesta per rispettare il ritmo di crescita delle persone significa collaborare all’azione creatrice di Dio per rendere il mondo secondo il suo progetto d’amore. Il Dio misericordioso richiede anche a noi di esercitare la misericordia.

L’imperativo rivolto ai servi è "lasciate che crescano insieme". Il verbo greco che traduciamo con “lasciate” può anche essere reso con "perdonate". Perché lasciando crescere il male, prendendolo bene, cresce in noi il grano, cresce in noi la misericordia. Se eliminiamo, invece, il male, eliminiamo anche la misericordia che siamo chiamati a vivere! Quindi, necessariamente vanno lasciati, fino alla mietitura; c’è alla fine il giudizio di Dio ed è bello che il giudizio sia la mietitura. A noi la mietitura richiama la falce, la morte. Ma la mietitura è la raccolta dei frutti. Che cosa si raccoglierà? La zizzania verrà bruciata. La zizzania cos’è? Tutto il male che noi abbiamo fatto, e il male che abbiamo fatto consisterà nella nostra mancanza di amore e di misericordia, questo è il male, questo non è grano, questo sarà bruciato. Bruciato da che cosa? Dall’amore di Dio che brucia tutto e che salva tutti.

Rimane il grano. Il grano è proprio la misura di misericordia che abbiamo, che è la nostra somiglianza con Dio, la nostra realizzazione. Allora il tempo presente è dato perché cresca in noi la nostra somiglianza con Dio. Il  giudizio finale è riservato a Dio, è un giudizio di misericordia, dove il grano-misericordia verrà salvato e il male sarà di nuovo bruciato: cioè perdonato. 

Il regno di Dio è il regno dell'Amore, della Misericordia, del Perdono e solo ciò che è animato dall'Amore, dalla Misericordia e dal Perdono ne farà parte.

 

Riuscire ad intuire qualcosa in questa direzione è importante, perché con la misura con la quale misuriamo, siamo e saremo misurati. Per cui siamo chiamati ora a vivere questa misericordia. 

Il male che c’è nel mondo non è il luogo della sconfitta del bene, non è il luogo dello zelo, delle crociate, dell’ira, delle vendette. È il luogo del trionfo dell’amore, della misericordia, del perdono. La Croce è il luogo del trionfo della misericordia di Dio. Sulla Croce Dio dà la vita per i peccatori, ci dona lo Spirito che ci fa diventare figli di Dio. La Croce è il luogo dove ognuno di noi può diventare misericordioso come il Padre (cf. Lc 6,36). 

Ecco perché Paolo afferma che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio (cf. Rm 8,28). Tutto, anche il male.

 

Quarto momento: La riflessione personale

Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

 

Traccia di riflessione: Vivere già ora nel regno di Dio non significa non avere a che fare con il male, con la sofferenza, con il dolore, con la morte. 

La misericordia è la guida di ogni nostra scelta?

Come viviamo le situazioni dolorose che la vita ci chiama ad affrontare? 

Sappiamo ricapitolare queste difficoltà nella fondamentale relazione con Dio? 

Il perdono, di noi stessi e degli altri, è diventato il nostro abituale atteggiamento davanti al male?

 

 Quinto momento: La condivisione comunitaria

Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

 

 Sesto momento: Liturgia delle Ore

Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

 


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