III Settimana Biblica Online - Primo giorno
III
SETTIMANA BIBLICA ONLINE
03
AGOSTO 2020
GESU' E
LE PARABOLE SUL REGNO DI DIO
Primo giorno
Primo momento: Preghiera iniziale
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai
creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l'uomo
perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il
mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi
la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei
tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava,
uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le
leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della
sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… Con te è la
sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei
sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala
dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi
affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Ella
infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie
azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).
Maria,
Sede della Sapienza, prega per noi.
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
Secondo momento: La
Parola di Dio
LA PARABOLA DEL SEMINATORE (Mt 13,1-9)
Terzo momento:
Commento teologico-esegetico
Il capitolo 13 del Vangelo di Matteo riporta il terzo dei discorsi pronunciati da Gesù, detto "discorso delle parabole". Al suo interno troviamo sette parabole dedicate al regno di Dio, cioè alla signoria di Dio sulla storia. Esse si propongono di chiarire tutte le caratteristiche del regno di Dio, facendo conoscere al lettore l'Artefice di questo regno, la sua dinamica realizzativa, attuale ed escatologica (il Regno di Dio è già tra noi ma non ancora completamente realizzato), le sue conseguenze antropologiche.
Noi seguiremo il percorso che Matteo ha predisposto nel capitolo 13 e concluderemo con una parabola sul regno di Dio che troviamo al c. 20 del suo Vangelo. Le parabole del Regno intendono dare una risposta alle prime cocenti delusioni dei discepoli per la scarsa risposta della gente e dei capi di Israele alla predicazione e ai gesti portentosi compiuti da Gesù. Ai discepoli sembra prospettarsi un orizzonte fallimentare. Gesù, con queste parabole, vuole far superare questo difficile momento vissuto dalla sua piccola comunità. La prima di queste parabole è quella del seminatore, che ci permette di incontrare il seminatore, cioè l'Artefice del regno.
La
parabola ha come protagonista "il" seminatore, non "un"
seminatore. "Il" seminatore usci a seminare. Il regno di Dio consiste
in questo: c’è "il" seminatore, non un seminatore qualsiasi.
Gesù è il seminatore. Il seme è la sua Parola che annuncia la venuta del Regno:
«Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
Tuttavia,
è evidente che siamo in presenza di un seminatore quanto meno sprovveduto e poco accorto, che non conosce il
proprio mestiere. Getta il seme a caso, sprecando in abbondanza un bene
prezioso e mettendo a rischio il buon esito del raccolto. Quale sapiente
contadino, uscito a seminare, farebbe cadere il seme sulla strada, sul terreno
sassoso o tra le spine?
Un seminatore accorto avrebbe prima preparato il terreno,
eliminando le erbacce, i rovi e i sassi. La semina è un lavoro che
richiede perizia, coordinazione, calma, attenzione, ritmo, passo regolare, mano
ferma, al fine di spargere i semi in modo uniforme davanti e a lato del proprio
corpo in movimento. Questo è il modo di pensare di un seminatore assennato. Ma noi abbiamo a che fare non con "un" seminatore, ma con "il" seminatore, il Signore.
È evidente il contrasto con il seminatore della parabola. Il suo modo di seminare rivela che le vie del Signore non sono le nostre: "Perché i miei pensieri
non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del
Signore. Quanto il cielo sovrasta la
terra, tanto le mie vie sovrastano le
vostre vie, i miei pensieri
sovrastano i vostri pensieri" (Is 55,8-9). Quel che è stoltezza per
gli uomini, è saggezza agli occhi di Dio (cf. 1Cor 1,18-25).
Dobbiamo affermare che Gesù sia uno 'sprovveduto seminatore',
che spreca il seme gettandolo ovunque, a caso? No, la parabola vuole farci capire che dal regno di Dio nessuno viene
escluso. Nessuno mai sarà discriminato solo perché il suo terreno è duro
come la strada, sassoso o pieno di spine.
Dio dona la sua salvezza a tutti. Allo stesso modo in cui Dio
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, la 'buona novella', cioè l'annuncio del
regno di Dio già presente in mezzo a noi, è per tutti, per i buoni e i cattivi
(cf. Mt 5,45).
Gesù intende seminare
dappertutto, non si lascia guidare da criteri umani di
opportunità ed efficienza. Semmai, contro ogni consuetudine, predilige i terreni più difficili e impervi,
quelli all’apparenza improduttivi e ai margini, che nessuno prende in
considerazione. Con grave scandalo dei benpensanti o di coloro che ritengono di
essere un «terreno buono», sempre e comunque (cf. la parabola del fariseo e del pubblicano in Lc 18,9-14).
Al contrario, i poveri, gli ultimi, gli emarginati sono i prediletti da Dio, sono al centro della sua attenzione. Dio non si stanca mai di accogliere e di perdonare tutti. Egli rivolge la sua misericordia anche ai cuori più duri. Per Lui anche su coloro che hanno il cuore di pietra occorre far cadere il seme della sua Parola affinché, attraverso l'ascolto, l'accoglienza e l'osservanza, essi possano divenire un terreno fertile che dà frutto.
Gesù dichiara beato, cioè felice, chi ascolterà e osserverà la sua Parola (cf. Lc 11,28) perché la parola di Dio realizza sempre la sua efficacia: "Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55,10-11). Purtroppo, come i discepoli di Gesù, anche noi, spesso, dubitiamo dell'efficacia della Parola di Dio, solo perché essa non si realizza nei tempi e nelle modalità da noi desiderate.
Gesù, spargendo il seme dappertutto, non intende distinguere
né giudicare i diversi terreni, come lascia trasparire la spiegazione della
parabola, probabilmente di origine ecclesiale (cf. Mt 13,18-23). Davanti a Dio
nessuno ha l’esclusiva di considerarsi il terreno buono. Al suo cospetto non ci sono
privilegiati o esclusi per sempre, perché in ognuno coesistono la durezza della
strada, sassi, spine: «Ciò
che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di
dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male:
impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità,
inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte
queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo» (Mc
7,20-23). E' la Parola di Dio che rende l'uomo un
terreno buono. Pertanto, tutti noi siamo
chiamati ad accogliere il seme, ad abbandonarci alla Parola di Dio che
trasforma in terreno fecondo anche i cuori più duri.
La parabola vuole affermare che, nonostante gli apparenti
fallimenti di Gesù e gli insuccessi della prima comunità dei cristiani, il buon
esito della parola di Dio è garantito. Il progetto salvifico è di Dio e Dio,
attraverso la sua efficace Parola, lo realizza. Pertanto, essa ci dà un
messaggio di speranza e ottimismo.
A Dio non importa la qualità del nostro terreno. Dio ha un amore folle per ogni uomo, anche se trova un cuore indurito come la strada, sassoso o pieno di rovi. Egli dona a tutti e ad ognuno Se stesso nella sua Parola. Quel che ci
chiede è di accogliere la sua Parola, affinché diventiamo terreno buono, e di collaborare al suo progetto universale di
misericordia e di salvezza.
Dedicate
almeno mezzora alla vostra personale riflessione.
Traccia di riflessione: Dio realizza il suo regno attraverso la sua efficace Parola.
Viviamo quotidianamente la realtà del regno di Dio nell'ascolto fedele della sua Parola?
A volte la Parola di Dio non riesce a trasformare la nostra vita. Perché? La parola di Dio è inefficace? Chi la predica, predica in realtà parole sue? E chi ascolta, ascolta veramente e accoglie la parola di Dio? E chi l’accoglie, è poi conseguente, fino ad osservarla e realizzarla nella propria vita?
Se
avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo
residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.
Al
termine della vostra condivisione, accedete al blog
noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del
giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che
partecipano alla Settimana Biblica Online.
Siamo
giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi
proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui
effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non
solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa
Universale.

La parola è sempre viva ed efficace cosa impedìsce questa forza di operare è lo stato del terreno del mio cuore che non mi fa a volte custodire la parola . Rimanere in Dio e far scendere la Paola nel cuore mi aiuta lo Spirito Santo. Manca a volte che questa parola sia ruminata facendo veramente silenzio perché le situazioni della vita prendono il sopravvento to. Poi la grazia mi rimette sulla strada di Dio.
RispondiEliminaElia, ti ringrazio per la splendida riflessione. La Parola di Dio, se ascoltata e osservata, elimina dal nostro cuore la durezza, i sassi e i rovi, facendone un terreno buono. A noi, con l'aiuto dello Spirito, mantenere questa apertura a quanto Dio ci dice nella Scrittura e nella vita.
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