VI SETTIMANA BIBLICA ONLINE - PRIMO GIORNO


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29 LUGLIO 2024



IL CORAGGIO DI UNA DONNA


 




 

Primo momento: Preghiera iniziale

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.


La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine (1Cor 13,4-8).

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

Il testo

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo (Lc 7,36-38).

 

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

Nel vangelo secondo Luca è narrato un episodio riguardante Gesù e una donna anonima, avvenuto durante un banchetto. Questo racconto viene condiviso letterariamente, con significative differenze, in tutti e quattro i vangeli (cf. Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-11), plasmato e collocato da ciascun evangelista nello sviluppo della narrazione in modo conforme alla propria visione teologica. Si potrebbe anche dire che questo episodio “ha vissuto” nelle diverse comunità cristiane, ricevendo una stesura finale diversa in ogni vangelo. Ma questa è solo un’ipotesi fatta dagli studiosi.

Ė interessante meditare questo racconto di Luca, indipendentemente dai possibili paralleli, per cogliere l’atteggiamento di Gesù verso una donna che l’evangelista definisce “peccatrice”, cioè una donna manifestamente peccatrice a causa del suo mestiere di prostituta e della conoscenza che avevano di lei i suoi concittadini. È un racconto che ha scandalizzato e scandalizza ancora quanti pensano a se stessi come a persone giuste che  tendono ad escludere ogni relazione con quelle persone "giudicate da loro" e condannate irrimediabilmente come viziosi, prostitute, peccatori, e, quindi, escluse dalla relazione con la comunità umana e con Dio, "il Giusto".

Gesù però ha mostrato di non fermarsi mai davanti a barriere costruite dagli uomini, erette a causa della condizione morale, sessuale, religiosa o etnica. A costo di essere lui stesso giudicato come “un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori” (Mt 11,19; Lc 7,34). Non temeva di sedere con loro a tavola o di alloggiare nelle loro case, perché sentiva la sua missione come accoglienza dei peccatori, annuncio della buona notizia dell'amore e del perdono gratuito di Dio, soprattutto per coloro che erano lontani da Dio e dalla sua Legge. Così quelli che sembravano esclusi dalla comunione con Dio, grazie a Gesù diventavano quelli che ascoltavano la buona notizia! Veniamo, adesso, al nostro racconto.

Gesù è invitato a tavola da Simone, un fariseo, un uomo religioso, osservante della Legge e irreprensibile. Il testo lucano dice che il fariseo "pregava Gesù che mangiasse con lui". Il fariseo conosceva certamente Gesù e il suo messaggio che annunciava la misericordia di Dio per tutti gli uomini e vuole ardentemente vivere con lui un momento di comunione e condivisione. Probabilmente, perché ne condivideva la visione teologica, ma senza comprenderne appieno le conseguenze salvifiche.

Gesù, come fa con tutti coloro che sono disposti ad accoglierlo, accetta l’invito, entra a casa di Simone e si adagia a tavola insieme a lui e agli altri coinvitati.

Accettando l’invito a pranzo di Simone, Gesù, che dai farisei era accusato di mangiare con pubblicani e peccatori (cf. Lc 15,2), mostra di agire in modo non ideologico, non prefissato: la comunione con Dio è aperta a tutti e lui non esclude nessuno dal raggio del suo annuncio dell’amore di Dio. Gesù non sacralizza né demonizza nessuna categoria: ogni persona, in quanto immagine di Dio, può aprirsi all'amore del Padre ed entrare in comunione con Lui. Come accetta l’invito di Simone, un fariseo, così Gesù accoglie la donna peccatrice, una prostituta. L'occasione è propizia per cercare di aprire il loro cuore all'amore di Dio.

La scena iniziale della narrazione è dominata da una donna, ben nota nella città come peccatrice, precisamente una prostituta. La donna "ha saputo" che Gesù si trova a tavola in casa di quel fariseo, e si reca con audacia nella sala dove si svolge quel banchetto riservato a coloro, perlopiù uomini, invitati da Simone. Interessante il verbo adottato dall'evangelista, "sapere". Cosa ha "saputo" la donna? Il verbo può indicare semplicemente la notizia della presenza di Gesù in città e il luogo dove adesso egli si trovava, cioè in casa del fariseo. Ma questa spiegazione è banale. L'evangelista ci vuole dire altro.

Il verbo "sapere", in quest caso, assume un senso teologico: esso esprime anche la profondità della conoscenza che la donna ha su Gesù, chi è, la relazione filiale che lo lega al Padre, l'annuncio del vangelo, della buona notizia dell'amore di Dio per tutte le sue creature che si manifesta, in modo particolare, nel perdono gratuito dei peccati. Dio, nel suo amore, ha deciso di cancellare i peccati di ogni uomo, dando ad ognuno l'opportunità di rialzarsi e di cominciare una nuova esistenza di figli del Padre. La sua vita non è bollata definitivamente dalla etichetta di "peccatrice", di "prostituta". Al contrario, l'azione liberatrice di Dio le offre l'occasione di un nuovo inizio. Le restituisce la sua piena dignità di persona. Questo è ciò che "ha saputo" la donna.

Pertanto, sfidando i giudizi e i pregiudizi dei presenti, benpensanti pronti a condannarla, la donna si reca a casa di Simone per rendere grazie a Dio che ha già compiuto, anche per lei, questa sua opera salvifica in Gesù.

Lei si reca da Gesù, consapevole di essere amata e perdonata dal Padre, come colei che vuole rivolgere a Dio tutto il suo amore come segno di ringraziamento. A differenza dei due figli del Padre misericordioso (cf. Lc 15,11-32), che non comprendono l'amore che il Padre ha per loro, ma vivono con Lui una relazione servile, la donna si reca da Gesù con la consapevolezza di essere stata già accolta dal Padre come una figlia. E, quel giorno, ha finalmente l'opportunità di ringraziare Dio per il dono gratuito della nuova condizione filiale.

Pertanto, porta con sé un vasetto di alabastro pieno di profumo, entra furtivamente in casa di Simone, si ferma “dietro” a Gesù, la posizione classica del discepolo (cf. Lc 9,23; 14,27), si rannicchia “ai suoi piedi”, in atteggiamento di ascolto, di discepola, proprio come farà Maria di Betania, sorella di Lazzaro (cf. Lc 10,39). 

La donna compie su Gesù i gesti tipici del suo mestiere di prostituta. Fa quello che sovente faceva per mestiere: lavare i piedi dei clienti e profumarli. Fa così anche con Gesù, ma con una significativa novità: lo fa gratuitamente, non richiesta, e lava i suoi piedi con le proprie lacrime, baciandoli con tutto l’amore di cui è capace. Quel corpo fino ad allora oggetto della brama maschile, diviene soggetto di amore, quel corpo comprato si mostra capace di gratuità.

L’amore è coraggioso, e questa donna osa la sua capacità di amore correndo il rischio di essere disprezzata e giudicata. Ha sentito parlare di Gesù, lo ha ascoltato mentre annunciava l'amore e il perdono gratuito del Padre per tutti i peccatori. Sa di essere stata già perdonata, gratuitamente, dal Padre, e, come primo atto della nuova vita che le è stata donata, vuole rendere grazie a Dio compiendo, con audacia, i suoi gesti di amore su Gesù. La donna non parla. Non dice nulla. Ella ha deciso di donare gratuitamente a Dio, attraverso Gesù, il suo amore, compiendo quello che lei sa fare con grande maestria.

 

Quarto momento: La riflessione personale

Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

 

Traccia di riflessione: Siamo consapevoli dell'amore che Dio ha per noi e del perdono dei peccati che gratuitamente ci dona? Facciamo della nostra vita un canto di lode e di ringraziamento rivolto a Dio che ci libera in Gesù da tutto ciò che ci opprime? Siamo consapevoli ceh il Padre attende da noi un atteggiamento caratterizzato da un amore filiale?

  

Quinto momento: La condivisione comunitaria

Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

  

Sesto momento: Liturgia delle Ore

Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

Commenti

  1. Il Vangelo è rivoluzionario perché Gesù è rivoluzionario, siamo capaci di agire come lui? O per lo meno di sfidare le idee e i fatti di un mondo sempre più apparentemente libero e apparentemente progredito?
    Gesù ha saputo vedere nella donna il suo cuore pentito e sincero e la donna ha preso coraggio proprio dalla consapevolezza che di lui poteva fidarsi e a lui affidarsi. Nelle nostre realtà umane possiamo riporre la stessa fiducia e donarci con amore totale e con lo stesso abbandono della donna peccatrice, sicuri di trovare misericordia ed essere amati per ciò che siamo veramente e non per come ci vorrebbero? La sfida di noi credenti e cercatori di Dio penso sia proprio nel saper riconoscere, incontrare ed amare Gesù oltre ogni ostacolo possa frapporsi tra noi e Lui e non rendere visibile agli occhi del nostro cuore il vero volto del Padre. (Sonia)

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    1. Grazie Sonia per la tua riflessione. A noi non resta altro che testimoniare l'amore del Padre che ci chiede solo di vivere da figli.

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