VI SETTIMANA BIBLICA ONLINE - SECONDO GIORNO
VI SETTIMANA BIBLICA ONLINE - SECONDO GIORNO
30 LUGLIO 2024
LA GIUSTIZIA DEGLI UOMINI
Primo momento: Preghiera iniziale
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
Secondo momento: La Parola di Dio
Il testo
Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,39-47).
Terzo momento: Commento teologico-esegetico
Alla vista
dei gesti compiuti da questa donna, subito si crea un grande imbarazzo, e gli
uomini religiosi là presenti, in primis il fariseo che ha invitato Gesù,
restano scandalizzati: Gesù è un rabbi che non le imputa nulla, non l’accusa e
si lascia accarezzare i piedie da questa donna, riconoscibile come una prostituta anche dall’abbigliamento! Quell’intimità con una donna è sempre disdicevole, ma, in questo caso, appare una grave offesa alla
Legge, perché quella donna è impura!
Il fariseo è costretto dalla sua etica a pensare: o Gesù non è un profeta e non sa cosa stia avvenendo né chi sia quella donna, oppure è uno che in realtà ama questi gesti, la compagnia delle prostitute, il loro comportamento. La scena è intollerabile, imbarazza, perché ha indubbiamente una qualità erotica: quella prostituta accarezza i piedi di Gesù, li bacia, li bagna con le lacrime e poi li asciuga con i suoi lunghi capelli. È una donna non velata e fa i gesti nei quali le prostitute sono esperte per sedurre e dare piacere. Infine, con il profumo, cosparge i piedi di Gesù. Questo è davvero troppo!
Gesù invece interpreta tutto molto diversamente: c’è una donna rannicchiata dietro di lui che piange fino a lavare i suoi piedi con le lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li bacia senza dire una parola e li profuma. Gesù vede una donna che ha sofferto e che soffre, che esprime verso di lui tutto il suo amore per un Dio che ama e perdona.
Gesù vede una donna che lo ama come colui che porta l'amore e il perdono gratuito di Dio ai peccatori, mentre il fariseo vede solo una peccatrice.
Qui sta la differenza tra il rabbi Gesù e gli altri esperti della Legge, gli uomini religiosi: egli non vede prima il peccato, ma la sofferenza, e qui soprattutto vede qualcuno che deve essere amato, nonostante i suoi peccati. Gli uomini religiosi invece si esercitano prima a spiare, a misurare il peccato, a emettere un giudizio.
Secondo la Legge e il pensiero dominante quella donna impura, toccando il corpo di Gesù, gli comunicherebbe la sua impurità. Spinta dall’amore, la donna agisce senza timore: “nell’amore non c’è timore” (1Gv 4,18). Ciò che compie sta nella relazione d'amore e Luca descrive le azioni all’imperfetto, cioè come gesti continuativi, caratterizzati da una lunga durata: “asciugava, baciava, ungeva”… Le mani di questa donna prendono e abbracciano i piedi di Gesù, le sue lacrime li bagnano fino a lavarli, i suoi capelli li asciugano, i suoi baci raccontano i suoi sentimenti, le sue mani versano profumo; piange perché sente la colpa dei peccati commessi, ma piange anche di gioia, perché, perdonata, ha finalmente trovato colui che può davvero amare e da cui essere riamata. In un silenzio assoluto lascia che sia il suo corpo a esprimere il suo linguaggio affettivo: audacia, umiltà, amore, e tutto è riassunto nelle sue lacrime, il vero significato nascosto in quei gesti.
Per il fariseo questi gesti sono un peccato, un pericolo, sono l’anticamera di relazioni intime vietate dalla Legge, mentre per Gesù tutto è
liturgia di amore, celebrazione dell’amore di Dio e dell'uomo. Il giudizio, in cui si rifugia Simone,
sia sulla donna: “che razza di donna è costei che lo tocca”, che su Gesù: “se
costui sapesse”, forse non è altro che l’espressione della paura di amare, di
lasciarsi trascinare dall’amore, di osare l’unica via da percorrere nella vita:
amare. Al fariseo Simone accade ciò che avviene spesso a coloro che si
considerano giusti: vedono solo il peccato là dove c’è amore. Al contrario, Gesù
sa vedere il grande amore di questa donna che agli occhi dei
“giusti” è solo “una peccatrice”.
E proprio in forza di questa consapevolezza che Gesù, fino a questo momento silenzioso e oggetto di attenzioni da parte di altri, prende l’iniziativa. Il testo dice letteralmente che “rispondendo”, parla. Simone ha solo pensato nel suo cuore, non ha parlato, ma Gesù conosce i pensieri dei cuori (cf. Gv 2,24-25) e così manifesta di essere veramente profeta. Leggendo dunque le intenzioni di chi lo ospita, lo chiama per nome e gli si rivolge con autorevolezza di rabbi: “Simone, ho qualcosa da dirti”. E l’altro replica: “Maestro, di’ pure”. Allora Gesù gli racconta una breve parabola, con lo scopo di far mutare il modo di pensare del fariseo: “Un creditore aveva due debitori. Uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?”. Simone comprende il senso di questa parabola così semplice, e giudica bene, ma anche con una certa prudenza, fiutando l’aria di un trabocchetto, risponde: “Suppongo colui al quale ha condonato di più”. Il verbo greco, che viene tradotto con "condonare", letteralmente si deve rendere con "fare grazia". Il creditore, che è figura del Dio di Gesù Cristo, "fa grazia" agli uomini cancellando i loro peccati. Non tenendone in nessun conto. Questo è il meraviglioso gesto di amore compiuto dal Padre e che il Figlio testimonia in mezzo agli uomini. Questo è il vangelo, la "buona notizia".
Qui il racconto potrebbe terminare, e l’insegnamento sarebbe chiaro. Ma Gesù
prosegue e, voltandosi verso la donna – con uno sguardo che la reintegra nella
sua dignità di donna –, chiede a Simone: “Vedi questa donna?”. Domanda non
banale, vero invito a vedere non una peccatrice ma una donna, una persona
portatrice di una dignità. Poi Gesù si dilunga in un confronto tra questa donna
e Simone, opponendo ciò che lei ha fatto e ciò che lui non ha fatto; o meglio,
ciò che lei gli ha donato e ciò che lui non gli ha donato. Simone lo ha invitato
a pranzo, ma non gli ha donato l’acqua per lavare i suoi piedi, mentre la donna
li ha lavati con le lacrime e asciugati con i capelli; Simone non gli ha dato
un bacio, mentre la donna non ha cessato di baciare i piedi; Simone non
lo ha profumato, mentre la donna ha unto di profumo i suoi piedi. In breve,
Simone non ha saputo donare nulla a Gesù, la donna invece si è fatta tutta dono
per lui: ha agito con il suo corpo, facendosi dono di amore. Dunque,
grazie a questo donarsi che è grande amore, ecco – afferma Gesù – che “sono
stati perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”, poi aggiunge una frase, in accordo con la parabola dei due debitori, che sembra
capovolgere quanto appena pronunciato: “Invece colui al quale si perdona poco,
ama poco”.
Il testo lucano sembra prospettare una contraddizione: la parabola fa precedere il perdono alla risposta di amore dei debitori, mentre la frase di Gesù sottolinea l'amore della donna che fa conseguire il perdono dei suoi peccati. Occorre, pertanto chiedersi: il perdono di Dio precede o segue la conversione del peccatore? L'amore del peccatore per Dio è necessario per ottenere il perdono? Il perdono divino è libero e gratuito oppure è condizionato dalle scelte etiche dell'uomo? Il perdono deve essere semplicemente accolto nella gratuità oppure deve essere meritato dal peccatore?
La risposta viene espressa da ciò che anima la relazione tra la donna e Gesù: l’amore. La donna sa che, in Gesù, Dio "ha già fatto grazia", cioè ha già amato e perdonato gratuitamente ogni uomo, nessuno escluso, senza richiedere nulla. I peccati sono da Lui rimessi, cancellati. Per questo, risponde a questo dono meraviglioso e inatteso di Dio con il suo amore per Gesù, colui che annuncia e testimonia questo vangelo, questa "buona notizia".
La grazia di Dio restituisce alla donna la pienezza della sua dignità e le apre un nuovo orizzonte esistenziale.
Quarto momento: La riflessione personale
Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.
Traccia di riflessione: L'amore di Dio per ogni sua creatura guida la nostra esistenza? Oppure ci ergiamo a giudici, condannando spesso i nostri fratelli?
Quinto momento: La condivisione comunitaria
Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.
Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.
Sesto momento: Liturgia delle Ore
Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.
Sento spesso parlare di giudizio in senso negativo come se fosse solo un metro di condanna o di denigrazione. Se fosse solo così anche io mi sentirei di accusare o denigrare il mio fratello. Infatti quando naturalmente giudico , poi mi sento in colpa. Un giorno però leggendo proprio un trafiletto di catechesi notai un passo che si soffermava sul concetto di giudizio come la capacità di discernere il bene dal male, oppure come la proprietà cognitiva di farsi un'opinione della realtà che ci circonda o che viviamo. Non sono teologa, psicologa né tantomeno mi sento all'altezza di dare una definizione tecnicamente esatta ed esaudiente. Semplicemente mi è rimasto questo vago ricordo del "giudizio" come mezzo per agire secondo una linea comportamentale non necessariamente negativa.
RispondiEliminaCiò detto potrei riassumere la mia riflessione affermando che l'amore di Dio per ogni sua creatura guida la mia esistenza nel senso che provo ad imitare il suo modo di amare ma non credo di riuscirci.
Termino con una domanda:" Può esistere un "giudizio d'amore"che ci permetta di riconoscere nell'altro il volto di Dio?"
(Sonia)
Sonia, cosa intendi per "giudizio d'amore"?
EliminaIl discernimento che il credente è chiamato s compiere non consiste nel giudicare l'altro, mettendogli una "etichetta" che distrugge la sua dignità. Il discernimento consiste nel valutare cosa farebbe il Padre se fosse al mio posto, cioè qual è la sua volontà. E siccome il Padre è Amore, sono sempre chiamato ad amare l'altro.
EliminaGrazie per avermi chiarito le idee
Elimina"Giudizio d'amore" combinazione azzardata e inopportuna