V SETTIMANA BIBLIA ONLINE - QUARTO GIORNO

  

V SETTIMANA BIBLICA ONLINE

04 AGOSTO 2023

LA PARABOLA DELLA MISERICORDIA

 

 

LA TENERA ACCOGLIENZA DEL PADRE

 


 



Primo momento: Preghiera iniziale

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

Il testo

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa” (Lc 15,20b-24).

  

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

L’attenzione del narratore si concentra adesso sulla figura del padre, che vede tornare il figlio quando ancora era lontano da casa; egli non aveva mai smesso di aspettarlo e stava continuamente a scrutare l'orizzonte per vedere se lo vedeva tornare. Proprio come il pastore che andava strenuamente alla ricerca della pecora smarrita.

Questo padre ci mostra una scioccante figura di Dio, che non rinuncia mai al proprio figlio. Anche dopo che siamo andati via di casa, dicendogli: "Tu per me sei morto! Non so che farmene di te! Dammi la mia parte di eredità e chiudiamo ogni rapporto". 

Il padre sconvolge le nostre categorie mentali. Continua a sperare che il figlio torni a casa. Lo ricerca assiduamente. Continua a scrutare l'orizzonte, ogni giorno, senza mai stancarsi. Un padre che ha già riaccolto il proprio figlio ancor prima che questi faccia realmente ritorno a casa. A lui non interessa ciò che ha fatto il figlio quando era lontano. Non lo interessa nemmeno il motivo del ritorno. Il figlio si era preparata una penosa e sofferta confessione: "Avevi ragione tu! Ho peccato contro di te e contro Dio"! Con tutta la paura di non essere riaccolto, ma il padre, che nel suo cuore lo ha già riammesso nella condivisione piena della vita famigliare, gli va incontro per risparmiargli anche la sofferenza della paura e della confessione. 

Vuole risparmiare al proprio figlio anche quest'ultima umiliazione. Ne ha già vissute tante lontano da casa!

Dio ci viene incontro. Non aspetta che noi, umiliati, andiamo da lui con il capo cosparso di cenere e sperando nella sua magnanimità. Al padre non interessa nulla dei peccati commessi da suo figlio; nel vederlo tornare a casa, egli si commuove. Luca, per dire che il padre è commosso, utilizza un particolare verbo greco - splanchnizomai (Lc 15,20) - che fa riferimento allo sconvolgimento interiore delle viscere (splanchna, in greco). Luca, attraverso lo stesso termine, esprime la commozione di Gesù davanti al pianto disperato della vedova di Nain che aveva perso il suo unico figlio (Lc 7,13) e la commozione del buon samaritano nel vedere il viandante lasciato dai briganti mezzo morto lungo la strada (Lc 10,33).

Il termine greco splanchna, nella versione greca delle Scritture ebraiche, detta dei Settanta, traduce il termine ebraico rehem, che si deve tradurre con viscere materne, utero materno. Il suo plurale è rahamim, che troviamo circa 120 volte nelle Scritture di Israele per indicare l'amore viscerale, istintivo che Dio ha per noi. Infatti, le viscere, per l'ebreo, rappresentavano il luogo dei sentimenti, degli affetti, della tenerezza tipicamente materna. Il verbo lucano, pertanto, è un termine che evoca la dimensione materna dell'amore umano, una tenerezza che solo una madre può esprimere per il proprio figlio. un amore tenero che è assolutamente irrefrenabile. E' l'unico termine della parabola lucana che afferma ciò che muove l'azione del padre, la sua misericordia.

Il padre, quindi, manifesta questo amore viscerale per suo figlio, un amore che non può essere assolutamente contenuto. Tale amore misericordioso deve manifestarsi, anzi deve esplodere. Infatti, egli si mette a correre, così da prevenire il figlio. Se costui stava tornando a casa non come un figlio ma come un servo, l'atteggiamento premuroso del padre gli fa comprendere immediatamente che lui è ancora un figlio. 

Quando il padre raggiunge il figlio, lo abbraccia e in questo modo gli impedisce di gettarsi ai suoi piedi. Un gesto, questo, che previene ogni parola del figlio, mostrando tutto il suo amore. Ora il figlio non deve più chiedersi su cosa farà suo padre, come reagirà al suo ritorno. L'atteggiamento del padre è chiaro, anche se non pronuncia neanche una parola. Nessun rimprovero, nessuna ammissione di colpa, nessuna richiesta di chiarimento, nessuna resa dei conti!

Questo padre senza parole, prima ancora che il figlio parli, con il suo comportamento gli sta dicendo  tutto il suo amore di padre. Gli sta dicendo: "Io ti voglio bene; tu per me sei un figlio". E lo abbraccia e lo bacia! Per questo possiamo definire prodigo anche il padre, ma prodigo di amore, di tenerezza, di misericordia. Il padre testimonia un amore totalizzante, proprio come quello testimoniato dal pastore per la pecora smarrita. 

Questo figlio, in terra pagana, era diventato impuro. Non bisognava neppure toccarlo, ma l’amore non tiene conto di questo! Al padre non interessano le norme di purità. Egli lo abbraccia, lo bacia e poi gli impedisce di completare la frase che aveva preparato: "Trattami come uno dei tuoi servi!". Essa rappresentava la distruzionne definitiva della relazione padre-figlio.

Il padre impedisce al figlio di proferire questa parte della frase che attestava che lui non aveva ancora conosciuto chi era suo padre. L’amore del padre è tale che addirittura gli impedisce di dirlo! Impedisce a questo figlio di dire e di mostrare che non ha ancora capito. Il padre vuole condurre questo figlio ad essere finalmente figlio, anche se lui sembrava non esserne più capace. Infatti, gli impedisce di dire la frase sul servo e invece fa tutti i gesti che dicono che questo ragazzo non è un servo, ma un figlio. 

Ordina ai servi di portare "il vestito più bello". Il testo greco, però, lo definisce come "il primo vestito", ad intendere che il padre sta restituendo al figlio la piena dignità che aveva prima di andare via da casa, cancellando completamente quello che aveva commesso nella terra straniera. Questo è il vestito bello che il padre dona al figlio tornato a casa e sta ad indicare  che costui è il figlio preferito. 

L’anello con lo stemma di famiglia, con il sigillo che serviva per i documenti, reintegra totalmente il figlio come figlio. 

I calzari ai piedi, che portavano i figli e non i servi, perché i servi andavano a piedi nudi. Tutti gesti che dicono che questo non è un servo ma è un figlio. Il padre non permette al figlio di essere trattato come un servo; al contrario, lo reintegra pienamente nella condizione originale di figlio.

E poi il vitello grasso per fare festa. La festa come quella per la pecora smarrita. La relazione tra padre e figlio minore è parallela a quella tra il pastore e la pecora smarrita. Nel primo racconto fa tutto il pastore, la pecora non deve fare niente. E' il pastore che decide di andare alla ricerca della pecora smarrita, e quando la trova se la carica sulle spalle, la riporta a casa e organizza una festa con gli amici. La pecora non deve fare nulla, riceve tutto gratuitamente. Lo stesso accade tra il padre e il figlio minore. Nell’assoluta gratuità fa tutto il padre. Il figlio non fa niente e non gli viene richiesto nulla. Riceve tutto in dono dal padre.

Il motivo della gioia e della festa è la risurrezione del figlio minore: "Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Il figlio, lontano dalla casa paterna, ha sperimentato la morte. La sua dignità di figlio era stata distrutta; il suo degrado aveva raggiunto il punto più basso con il desiderio di voler condividere il cibo con i porci. Tornato a casa, egli torna alla vita, perchè il padre è il datore della vita.

Solo che i figli erano due...

 

Quarto momento: La riflessione personale

Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

 

Traccia di riflessione: Quale Dio ci ha rivelato Gesù Cristo! Il suo amore per gli uomini è senza limiti. Siamo consapevoli di questo amore che Dio ha per noi? Amiamo noi stessi come Dio ci ama? Amiamo gli altri come Cristo ha amato noi? Siamo disposti a perdonare coloro che ci hanno ferito nella vita?

 

Quinto momento: La condivisione comunitaria

Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

 

Sesto momento: Liturgia delle Ore

Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

Commenti

  1. Bellissimo e molto profondo il commento al testo lucano, del nostro Teologo, Giancarlo! Un Commento sviscerato in tutti i suoi lati che a noi ci sembrerebbero un po' oscuri, poiché spesso critichiamo i nostri figli che hanno sperperato i nostri averi, non i loro. Siamo spesso con il fucile spianato, pronti ad ogni rimprovero e, con il piffero (permettetemi tale termine) che riusciremmo sia ad attenderlo da lontano, sia a far Festa al suo rientro! Più che il brano, conosciutissimo, mi ha spiazzato il Commento di Giancarlo Ed al contempo l'immagine pittorica che precede la 4* Giornata: quel padre anziano che è l'immagine abituale di Dio Padre vecchio; quelle vesti sontuose da Grande Re che si abbassa ad abbracciare il figlio, nudo, della nudità di chi ha perduto ogni dignità. Soprattutto le mani del Padre: anche in un altro quadro pittorico, mi sembra di Rembrandt le mani sono una maschile e l'altra di profonda tenerezza e dalle dita affusolate, pelle morbida, di una donna-madre. Tutto cio che ha affermato il Prof. Corvino si esplica nel quadro.
    È davvero senza limiti l'Amore che ha Dio per ognuno dei suoi figli e, dunque anche per noi; ne sono consapevole, dopo tanti approfondimenti e Catechesi ascoltate e, da qui, ancora a percepire l'Amore Incommensurabile che ha Dio Padre Misericordioso, ma non ancora riesco ad amare pienamente me stessa, come mi ama Dio! Nel mio piccolo cerco di amare tutti, anche chi mi ha offesa o umiliata, ma sempre per amore di Gesù e così per il perdono. Se Gesù mi ama e mi ha perdonata milioni di volte, chi sono io per non amare e soprattutto perdonare chiunque? E poi, quando si perdona, si è così Felici, sorridenti e Gioiosi!

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    1. Tutti noi siamo in cammino per diventare misericordiosi come è misericordioso il Padre nostro (Lc 6,36). L'importante è non desistere lungo il cammino, magari facendoci compagni di strada di tanti fratelli che percorrono la stessa via.

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