V SETTIMANA BIBLICA ONLINE - SECONDO GIORNO

       

V SETTIMANA BIBLICA ONLINE

02 AGOSTO 2023

 

LA PARABOLA DELLA MISERICORDIA

 

ALLA RICERCA DI CHI SI ERA PERDUTO

 



 

Primo momento: Preghiera iniziale

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

Il testo

Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte»” (Lc 15,3-10).

  

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

Il capitolo ci riporta una parabola (così precisa Luca) anche se la narrazione che segue ci presenta tre parabole, due brevi e una, la finale, molto lunga. Le prime due parabole sono molto simili tra di loro, quella della pecora smarrita e quella della dramma perduta. La terza parabola, la più grande, è più articolata, e presenta tre figure, un padre con due figli, il figlio maggiore e il figlio minore.

Tutto il capitolo è ben organizzato e, per comprenderne appieno il messaggio, bisogna leggerlo tutto insieme, a partire dalle prime due parabole: quella del pastore che va alla ricerca della pecora smarrita e quella della donna che va alla ricerca della dramma perduta. 

I due protagonisti di queste due brevi parabole sono un pastore e una casalinga, un maschio e una femmina. Mettendo davanti al lettore due figure opposte, lo scrittore vuole indicare la totalità. Quello che sta per narrare con le due parabole iniziali riguarda tutti, uomini e donne, anziani e giovani, bambini e vecchi. Nessuno escluso. Tutti si troveranno prima o poi ad affrontare nella propria esistenza quanto descritto nella parabola narrata in Lc 15. 

Luca inizia in modo singolare: ‘Allora egli disse loro questa parabola’. Ma ‘questa parabola’ si struttura in tre distinti racconti. I primi due, molto simili, costituiscono un unico blocco. A questi primi due racconti segue  la parabola dei due figli, che riprende e approfondisce la tematica della altre due. Infatti, i tre racconti sono in stretta relazione tra loro. Perché dei due figli uno se ne va di casa e l’altro, invece, rimane; il primo si perde lontano da casa, proprio come la pecora smarrita, e il secondo, pur rimanendo in casa, si perde anche lui, proprio come la dramma del secondo racconto. E il padre deve andare alla sua ricerca, deve andargli incontro perchè non si perda definitivamente e si convinca a rientrare per far festa. Infine, il padre, proprio come il pastore e la casalinga, mostra un amore folle per ciò che era andato smarrito, e il suo unico pensiero consiste nel riportare a casa i figli perduti.

Quindi, questi due figli richiamano in qualche modo le due parabole precedenti: la pecora se ne è andata, si è persa come il figlio minore che se ne va e si perde. La dramma pure si è perduta, però è rimasta dentro casa, come il figlio maggiore che, perso, però rimane dentro casa. Questa tematica del perdere e del trovare è quella che fa da collegamento a tutto quanto, insieme alla grande tematica della festa e della gioia che si manifestano quando si ritrova quello che era perduto. Approfondiremo da vicino questi due blocchi: le prime due che formano in realtà una parabola, e poi quella dei due figli.

Quindi, l'autore presenta al lettore una sola parabola con tre diverse narrazioni, che hanno l'obiettivo di comunicare al lettore lo stesso messaggio. E allora, ecco la prima narrazione, quella della pecora perduta. E' una scena abituale, ben nota agli ascoltatori di Gesù. Riguarda la pastorizia, una delle principali attività economiche di Israele. Sicuramente Gesù, rivolgendosi agli scribi e ai farisei, usa anche un po’ di ironia, perché il pastore era da loro disprezzato, perchè ritenuto immorale. I pastori, infatti, per la loro attività vivevano spesso lontano dalle comunità e non prendevano parte alle celebrazioni e ai sacrifici che si svolgevano in sinagoga o al tempio. Pertanto, essi erano considerati impuri, tagliati fuori dalla comunione con Dio.

Che cosa accade al pastore protagonista del racconto? Una cosa che accadeva di frequente. Una pecora del suo gregge manca all'appello, si è persa. Allora, il pastore, senza pensarci un attimo, lascia le novantanove pecore che non si sono smarrite e sono ancora con lui e va a cercare quell’unica pecora che si è persa. 

E' evidente il contrasto: il pastore abbandona nel deserto le novantanove pecore, con tutti i rischi conseguenti, per andare a cercare l'unica che si è persa. Basandosi sul dato numerico, il comportamento del pastore è senza senso: mette a rischio novantanove pecore per recuperarne una. Un pastore sensato avrebbe prima messo al sicuro le novantanove pecore e solo in seguito avrebbe cominciato la ricerca della pecora perduta. Sulla base dei numeri, novantanove pecore hanno un grande valore, una sola pecora vale poco o niente. 

Ma Dio non la pensa così... La sua logica non si basa sul valore dei numeri. Il comportamento del pastore sta ad evidenziare la follia di Dio. L'uomo con la sua logica razionale non riesce a comprendere questa follia divina che risponde ad una sola logica: il suo amore per la pecora smarrita. Già i profeti ci avevano messi sull'avviso riguardo al differente agire di Dio: "Non darò sfogo all'ardore della mia ira, ..., perchè sono Dio e non uomo" (Os 11,9); "Perchè i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie" (Is 55,8). 

La priorità di Dio è l’amore per chi è nel bisogno, per chi è in pericolo. È vero che novantanove sono tante e una è poco, ma quell’unica pecora smarrita ora è nel bisogno, sta perdendosi, è in pericolo. E allora è lei che, agli occhi di Dio, è diventata più importante delle altre novantanove. I numeri non contano! E le altre novantanove vengono lasciate (nel deserto!) per andare a cercare quell’unica che si è persa. 

Le novantanove pecore lasciate lì, nel deserto, a causa di quell’unica che si è persa, potrebbero anche risentirsi, proprio come farà il fratello maggiore, che era rimasto in casa e si arrabbia perché il padre fa festa per il figlio che era andato via. Le novantanove pecore potrebbero dire al pastore: perchè ci abbandoni qui, nel deserto, per andare dietro a quella che si è persa! Lasciala stare. Sono affari suoi! Ha fatto male a perdersi. Poteva restare insieme a noi che non ci siamo mai allontanati da te.

Ma non è questo il modo in cui ragiona il pastore, che poi è il modo in cui ragiona Dio. Per lui, se  qualcuno è in difficoltà, lo vai ad aiutare! Se si perde una pecora, è necessario andarla a cercare! Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati, dice Gesù. Lui è il buon pastore che va in cerca della pecora che si è persa. Quando la trova, il contrasto e il paradosso del suo comportamento si fa ancora più evidente. E' già paradossale il fatto di lasciare novantanove pecore per cercarne una, perché, mentre lui cerca quella, le novantanove rimangono lì incustodite. Potrebbero perdersi, potrebbero sbandarsi, rimanendo senza pastore! Allora finisce che, per cercarne una, tu ne perdi novantanove!

Ma il paradosso si accentua, perché, quando lui ritrova la pecora, se la mette in spalla – grande scena di tenerezza – ma soprattutto – ecco il paradosso estremo – non ritorna dalle novantanove, ma continua a lasciare le novantanove sole per andare invece a casa, per chiamare tutti a fare festa per quest’unica pecora che si era smarrita, che lui ha ritrovato e portato in salvo. Le altre restano nel deserto e lui, invece, rimane con la pecora trovata e fa festa perché l’ha ritrovata. 

E' evidente l'esagerazione nel comportamento del pastore. Ma, attraverso la figura del pastore, Luca vuole mostrarci l’esagerazione peculiare dell’amore di Dio, del suo amore totalizzante, per cui quest’unica pecora ritrovata è talmente importante. Diventa così totalizzante il rapporto tra Dio e la pecora smarrita, che la gioia del suo ritrovamento fa dimenticare le altre novantanove. Adesso, per Dio, la pecora ritrovata è il tutto. 

Ebbene questo è Dio quando perdona. E questi siamo noi, quella pecora che diventa tutto per Dio! Quando Dio ci perdona, è come se, per lui, esistessimo solo noi! E allora Dio, il pastore, viene a ritrovarci quando ci perdiamo lontano da lui, ci riporta a casa e fa festa! Questa è la dinamica del regno di Dio: è tanta la gioia di averci ritrovati, è tanta la gioia di averci potuto perdonare, è tanta la gioia di averci riportato a casa, che tutto il resto per Dio non conta; contiamo solo noi!

Lo stesso messaggio viene espresso nell’altro piccolo racconto, quello della dramma perduta in casa da una donna. Qui le proporzioni sono diverse; lì erano novantanove a una, qui è nove a uno. Perché la donna di dramme ne ha dieci. Nove a uno: questo vuol dire che la preziosità di una dramma cresce rispetto a quella di una pecora. Uno su novantanove ha un po’ meno valore; qui è uno su dieci. Quindi un valore enorme. Di fatto la dramma equivale a un denaro. Sarebbe la paga quotidiana di un operaio. Dieci dramme rappresentano il tesoro della donna; una somma importante che le occorre per vivere. Pertanto, la donna deve cercare la dramma perduta. La cerca in casa, si mette a spazzare nella speranza che essa venga ritrovata. Quando finalmente la trova, di nuovo prorompe la festa. 

Il punto fondamentale dei due racconti è la gioia! Dio che fa festa per noi. A queste due parabole di una cosa persa lontano  e di un’altra cosa persa vicino, nella casa stessa, fa da completamento la parabola dei due figli, che cominceremo a vedere dal prossimo appuntamento.

 

Quarto momento: La riflessione personale

Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

 

Traccia di riflessione: Il Dio che ci rivela Gesù è un pazzo. Sì, è pazzo d'amore per ognuno di noi, di cui lui va alla ricerca senza sosta. Siamo consapevoli del valore che ognuno di noi ha per il Padre? La nostra esistenza è colma della gioia di essere amati in questo modo folle? Oppure ci facciamo trascinare dalla tristezza per aver perso qualcosa o qualcuno su cui il nostro cuore poggiava il suo fondamento esistenziale?

 

 

Quinto momento: La condivisione comunitaria

 

Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

 

 

Sesto momento: Liturgia delle Ore

 

Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

Commenti

  1. Oggi mi sono soffermata sulla prima parabola, quella della pecora smarrita e del pastore che lascia le 99 che sono nel "Deserto", per cercarne l'unica che si è perduta. A dire come scrive il nostro Teologo, noi diremmo:" Ma cosa c'importa dell'unica smarrita, di fronte a quella moltitudine lasciata nel deserto?". Beh, noi siamo tutti un po' egocentrici, vogliamo essere sempre al centro delle attenzioni e delle premure di amici, parenti, conoscenti e, specialmente di Gesù. Dio Padre, invece, è follemente innamorato dell'unica perduta. Penso a quante volte mi sono smarrita nel corso della mia vita ed a quante volte Gesù mi ha cercato in tutti i meandri più nascosti, fino a quando mi ha sempre stanata e ripresa sulle spalle, come ne parla anche Ezechiele 34, 16: "Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata....le pascerò con giustizia". In altra parte il profeta dice:" Metterò gli agnellini sulle mie spalle e condurrò al pascolo le pecore madri". Quanta tenerezza di questo Pastore - Dio nei confronti nostri, pur essendoci allontanati da Lui ed è per questo che fa Festa, nella Gioia Profonda! Un altro aspetto che mi piace in modo particolare è IL DESERTO. Non so chi di voi ha letto il libro di Carlo Carretto:" Lettere dal Deserto", in cui lui ha vissuto lungamente. Per lui e, per me, il Deserto non è un luogo pericoloso, in cui ci si può perdere, farsi male; ma rappresenta la Chiesa! Luogo per eccellenza, in cui le 99 fanno Comunità: ecco perché il Pastore le lascia tranquillamente! Il Pastore è Dio stesso che fa Follie per far tornare all'Ovile - Chiesa, l'unica che si è smarrita o ferita.
    Quando siamo salvati dal Signore, siamo nella Letizia e Gioia Profonda, ma siamo anche esseri umani, piccoli e facilmente dimentichiamo della Grazia Ricevuta! Troppo spesso ci facciamo irretire da nuove situazioni di dolore, di sofferenza interiore che ci allontanano da quella Gioia profonda dell'essere stati ritrovati. Possa il Signore cercarci sempre e, noi farci trovare nell'Unica Immensa Gioia di ritrovarlo nello spezzare la Parola e lo Spezzare con le altre 99, l'Eucarestia!

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    1. Grazie Antonella per l tua riflessione. Aggiungo solo una cosa. Il pastore, per amore, va alla ricerca della pecora smarrita, la ritrova, se la carica sulle spalle e la riporta con gioia a casa. Senza che la pecora non debba fare nulla. Nè convertirsi, nè avere fiducia nel suo pastore, nè confessare di essere peccatore, ecc. Al centro della parabola c'è solo l'atteggiamento del pastore misericordioso, che vuole il bene della sua pecora. Questa piccola parabola è la giusta premessa per comprendere quella grande parabola che segue: il pade misericordioso. M lo vedremo da domani...

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  2. Sarò brevissima. Mi è piaciuto molto lo stimolo che ci si può perdere allontanandosi (come il figlio minore e la pecora, ma anche stando dentro (come la dramma e il figlio maggiore). Il perdersi e il lasciarsi ritrovare riguarda proprio tutti!

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  3. Ieri mi ero chiesto se per avere il perdono di Dio non fosse necessario almeno volgere lo sguardo verso di lui. Oggi questi due racconti mettono fine al mio ragionamento: è solo Dio il protagonista dell'azione del perdono. É lui che va alla ricerca della pecora smarrita, senza rispondere ad alcuna richiesta di aiuto. É lui che si mette alla ricerca della moneta perduta e questo mi fa capire che i peccatori (noi tutti) sono considerati da Dio come monete, cioè bene prezioso. E poi l'identificazione del peccatore con la pecora e con la moneta mi fa pensare alla totale rinuncia del giudizio e dell'accertamento della colpa: che colpa si può imputare ad una pecora che si perde? E ad una moneta, poi? Sono cose che accadono nel mondo, così è per chi si perde, é una cosa che accade agli uomini. In questi racconti si manifesta un Dio che non punta il dito e che non chiede un prezzo da pagare per questo smarrimento, al contrario che gioisce e fa festa per chi viene ritrovato.
    Eh già, decisamente le vie di Dio non sono le nostre vie...

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    1. La moneta non si è persa da sola, l'ha persa la donna (la proprietaria). Come anche la pecora, l'ha persa il pastore. Certo, la pecora ci avrà messo del suo per allontanarsi, forse si è lasciata incuriosire da qualcosa o chissà...Ma questo mi fa pensare che sia la donna che il pastore in questo senso sono ancora di più i veri protagonisti della narrazione. Secondo me il brano vuole mettere in evidenza il moto d'azione dei cercatori del bene perduto (Dio). E la loro azione va in crescendo rispetto al "bene perduto". La moneta è un essere inanimato (non poteva avere volontà di perdersi). La pecora ha una volontà ma non consapevolezza. I figli del Padre misericordioso hanno volontà e capacità di scelta, ma il risultato è lo stesso. Come a dire: a Dio non gli importa se ci perdiamo per caso, per distrazione o per volontà cosciente. Lui, per amore, l'unica cosa che può fare è venirci a cercare.

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    2. Le due brevi narrazioni che precedono quella più lunga del padre misericordioso stanno proprio a comunicare al lettore che l'unica cosa che conta è il comportamento del pastore, della casalinga e del padre, mossi tutti e tre dall'amore per ciò che era perduto. A quest'ultimo non viene richiesto proprio niente. Questo è il vangelo, la buona notizia. Dio Padre ci salva comunque, gratuitamente, sempre. Perché Lui è AMORE.

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