Parrocchia
S. Giovanni Bosco - Vasto
SCUOLA
DELLA PAROLA 2018-19
OTTAVO INCONTRO - 06.02.2019
VIVERE
L'INCONTRO CON GESU'
"CREDO;
AIUTA LA MIA INCREDULITA!"
La Parola di Dio
Dal
Vangelo secondo Marco (9,14-29)
"E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta
folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al
vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di
che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho
portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo
getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai
tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro:
«O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò
sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito
lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si
rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade
questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel
fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e
aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il
padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia
incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito
impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi
rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò
come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo
fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli
domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli
disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non
con la preghiera»".
Marco ha appena presentato il brano della trasfigurazione di Gesù (9,2-10),
che mostra la pienezza della vita in Dio. Anche il discepolo può partecipare
alla trasfigurazione attraverso l'ascolto della parola di Gesù, il Figlio
diletto del Padre. Con il nostro testo, che narra la guarigione di un ragazzo
epilettico indemoniato, Marco inizia a denunciare tutto ciò che ci impedisce di
ascoltare il Figlio. Il brano intende presentarci il cammino che siamo chiamati
a compiere per ascoltare il Figlio e condividerne la trasfigurazione.
La situazione iniziale è singolare. Gesù è sul monte della trasfigurazione,
mentre i discepoli sono in pianura, chiamati a portare avanti la lotta contro
il male per arrivare alla trasfigurazione. E lui sembra assente. Come si porta
avanti questa lotta? È questo il problema dei discepoli. Gesù ce lo spiegherà
alla fine del brano.
"E arrivando presso i discepoli, videro
attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito
tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli
li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose:
«Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo
afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce.
Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti»".
Qui il racconto riprende dalla discesa dal monte
della trasfigurazione. È un passaggio geografico - fisico, ma è anche un passaggio
che fa vedere cosa è avvenuto in assenza del Maestro, cosa avviene quando Gesù
non è presente. La comunità dei discepoli dovrebbe rendere presente Gesù e la
sua opera salvifica, ma... Come può continuare la lotta contro il male in
assenza del suo Maestro? La buona notizia è che Gesù, anche dopo la
trasfigurazione è qui, in pianura, in mezzo a noi. A Gesù interessa sempre
quello che ci accade: "Di che cosa discutete
con loro?". La sua comunione
con il Padre, vissuta pienamente nella trasfigurazione, non lo ha allontanato
da noi. Anzi, è qualcosa che egli si porta anche in pianura, quando torna da
noi.
I discepoli, in assenza del Maestro, non riescono a compiere un esorcismo.
Come non collegare con questo episodio un altro caso di esorcismo. Arriva da
Gesù una donna, una cananea, che supplica Gesù di scacciare un demonio da sua
figlia, costretta a letto. E Gesù cosa risponde? «Lascia
prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e
gettarlo ai cagnolini». Ma la donna, con tenacia, così replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la
tavola mangiano le briciole dei figli» (Mc 7,27-28). La successiva guarigione della figlia non fu un
miracolo di Gesù: «Per questa tua
parola, va': il demonio è uscito da tua figlia» (il brano parallelo di Matteo chiarisce meglio: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri"). Quindi l’esorcismo avviene in assenza di Gesù, attraverso la fede
della madre. La fede è il luogo dove la salvezza di Dio si rende presente.
Torniamo alle difficoltà dei discepoli… è interessante cosa facevano.
Discutevano tra loro, con il rischio di dirsi: “Come faceva Gesù con l’esorcismo?
Allora facciamo anche noi…”. Essi erano stati scelti anche perché scacciassero i demoni. E falliscono.
Perché? Cosa c’è che non va? essi sono presi in una discussione concitata, una
discussione tra gente che non si capisce, gente che non ascolta, che non parla,
che in assenza del Maestro ha sperimentato il proprio fallimento. Hanno visto il
Maestro fare molti esorcismi. In altre situazioni avevano anche essi operato
degli esorcismi. Ma adesso, lasciati soli, essi non vi riescono.
Il fatto che questo padre abbia portato il
figlio da Gesù vuol dire che la fede che lui ha per Gesù è molto importante. E' interessante quanto rivela l'evangelista. L'attenzione del lettore si
concentra sul malato, ma il nodo del racconto viene individuato nel padre (o
nella madre nel caso della donna cananea). E' proprio questo il cuore del
racconto che l'atteggiamento di Gesù aiuta a scoprire. Il male è vissuto dal
figlio, ma la volontà di liberarsene è manifestata dal padre. Lui ha portato il figlio da Gesù, ma i suoi
discepoli non sono riusciti a liberarlo dal demone maligno che lo possiede. La
situazione critica sta proprio nei discepoli che sono lontani dal loro Maestro.
Marco sottolinea spesso questa difficoltà dei discepoli: subito dopo il nostro
racconto egli inserisce la seconda predizione della passione da parte di Gesù
e, in modo duro, nota: "Essi però non capivano queste parole"
(Mc 9,32); poco dopo, Gesù chiede loro di cosa stessero discutendo tra loro
durante il cammino. Ma essi rimasero in silenzio perchè "avevano
discusso tra loro chi fosse più grande" (Mc 9,34). Il Maestro va a
Gerusalemme dove verrà messo a morte, ma i suoi discepoli hanno altro per la
testa... (già Pietro, che aveva contestato il Maestro dopo la prima predizione
della passione e morte si era visto redarguire pesantemente da Gesù: "Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma
egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va'
dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»" - cf. Mc 8,32-33). I discepoli sono sordi
alla parola di Gesù, il Figlio diletto del Padre. E Marco con questo brano (e
con la guarigione del cieco Bartimeo che verrà subito dopo) vuole mostrare le
difficoltà che impediscono ai discepoli di ascoltare il Maestro, che testimonia
la passione e l'amore che Dio ha per noi.
"Egli allora disse loro: «O generazione
incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?
Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito
scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava
schiumando".
Il vangelo dice letteralmente: "rispondendo loro". Ha parlato
uno della folla ma Gesù risponde loro, perché quello che sta per dire non
interessa solo il padre, ma coinvolge tutti noi, una "generazione
incredula".
Attraverso questa pagina del
Vangelo, questa Parola giunge fino a noi. E cerca di far emergere anche in noi
ciò che non si abbandona con fiducia al suo amore, ciò che fa resistenza. Essere
sordi e muti, questo vuol dire essere chiusi, non essere disposti ad accogliere
il Signore, ad ascoltare la sua Parola, a fare di essa la luce della nostra
vita osservandola. L'accusa di incredulità, cioè la mancanza di fede, viene
rivolta da Gesù a tutti i presenti, alla folla, certamente, ma anche ai
discepoli. E, attraverso il Vangelo, anche a noi. A ciascuno di noi... Avessero
avuto la fede, i discepoli avrebbero già fatto il miracolo.
Gesù va subito al centro della questione: la
mancanza di fede. La nostra incredulità genera la sofferenza del Signore. Anche
se, in realtà, sarà proprio questa nostra incredulità poi a farci sperimentare fin
dove arriva l’amore che Gesù ha per noi. La sofferenza, la croce, la morte non
distoglieranno Gesù dal suo cammino, dal suo percorso. Da qui la sua richiesta:
"Portatelo da me". Non viene meno la solidarietà di Gesù con i
suoi, anche se non comprendono, anche se sono increduli. Attraverso quello che Gesù
sta per fare comprenderanno cosa vuol dire avere fede. Ciò che avverrà con
questo ragazzo posseduto da uno spirito muto è ciò che dovrà avvenire a tutti i
discepoli che sono sordomuti, ma non lo sanno.
Gesù interroga il padre, che è caratterizzato dalla sua mancanza di fede.
Tuttavia, cominciano ad obbedire alla
parola di Gesù: "E glielo portarono". Questo è il cuore del
nostro brano: fare quello che Gesù chiede, dare fiducia alla sua Parola. Non
fermarsi nemmeno davanti ad un insuccesso, ma confidare sempre in lui. Riecheggia
l'esortazione della voce dal cielo dell'episodio della trasfigurazione: "Ascoltatelo!".
La folla e i discepoli eseguono ciò che Gesù chiede loro: "E glielo portarono".
"Gesù interrogò il
padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia;
anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu
puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto
è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce:
«Credo; aiuta la mia incredulità!»".
Il padre descrive a Gesù la situazione
drammatica vissuta da suo figlio dalla sua infanzia. E avanza deciso la sua
richiesta: "Se tu puoi qualcosa,
abbi pietà di noi e aiutaci
". La richiesta del padre è interessante. Essa non è solamente una
preghiera per il figlio, ma è anche una richiesta di intervento per tutta la
famiglia: Abbi pietà di noi, abbi misericordia di noi. Aiutaci. Alla fine la
richiesta del padre diventa addirittura personale: "aiuta la mia
incredulità". Il padre che ha portato suo figlio da Gesù per chiederne
l'intervento salvifico, scopre che la guarigione che Gesù deve operare riguarda
anche, e soprattutto, se stesso.
È l’inizio di un processo che porta alla fede: riconoscersi nel bisogno.
"Se tu puoi": il padre
avanza la richiesta di guarigione a Gesù, ma tutto sommato non crede sia
possibile. Il male schiaccia l'uomo, che molto spesso non crede più alla possibilità
del bene. La vera fede consiste nel credere alla possibilità del bene. È la
fiducia nella possibilità che Gesù può tutto. E' proprio ciò che fa emergere la
risposta di Gesù: "Tutto è possibile
per chi crede". La tua fede può realizzare l’impossibile. Se tu hai
fiducia in Dio, allora, in Lui hai la possibilità di realizzare l'impossibile.
Il problema è di fiducia. Il male è la mancanza di fiducia in Gesù, il figlio
di Dio. Invece Gesù dice che tutto è
possibile per chi crede. La fede consente di realizzare davvero
l’impossibile. Perché, in Dio, niente è impossibile.
Tutto è possibile per chi crede – dice Gesù - e
allora c’è la reazione immediata del padre. Gridando Il padre del fanciullo diceva:
"Credo; aiuta la mia
incredulità!". Il
padre ha fede, ecco perchè ha portato il figlio da Gesù. Ma il suo cammino di
fede è ancora agli inizi. Il male vissuto da tanto tempo lo ha schiacciato. Non
riesce ad abbandonarsi completamente alla potenza liberante di Gesù. E allora
chiede a Gesù di aiutarlo, conducendolo alla pienezza della fede. La sua fortezza
si esprime nell'abbandonarsi a Gesù, eseguendo quello che il Maestro gli chiede.
Il brano sposta l’attenzione dal figlio posseduto
al padre incredulo. Questa è la principale guarigione che Gesù deve compiere;
l'altra guarigione, quella del figlio, sembra dipendere da quella del padre.
Spesso non sappiamo cosa chiedere al Signore; il padre del ragazzo ci insegna
che dobbiamo chiedergli di accogliere il dono della fede e che la Parola di
Gesù si realizzi anche per noi.
"Allora Gesù, vedendo accorrere la folla,
minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino,
esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E
il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo
prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi".
Gesù descrive lo spirito come
sordo e muto. Lo spirito è sordo perché è chiuso all’ascolto della Parola del
Padre e del Figlio. Ed è anche muto: non ascoltando la Parola, non può neppure
metterla in pratica, non può obbedirla. Se tu non ascolti la
Parola di amore e di fiducia è chiaro che non l'applicherai. Al contrario, se
si ascolta la Parola di Gesù, è possibile comunicare ai fratelli lo stesso
amore di Gesù. Quindi il vero problema è come vincere la sordità (e la conseguente
mutezza).
Liberato dallo spirito, il ragazzo vive il mistero
di morte e di risurrezione. Davanti alla apparente immagine della morte, il
testo di Marco descrive il ritorno alla vita del ragazzo mediante due verbi che
successivamente serviranno all'evangelista a descrivere la risurrezione di Gesù
("fece alzare" e "stette in piedi"). Allora il cammino che
fa questo ragazzo è il cammino che è chiamato a fare suo padre, ed è il cammino
che sono chiamati a fare anche i discepoli.
"Entrato in casa, i suoi discepoli gli
domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli
disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non
con la preghiera»".
I discepoli hanno sperimentato la loro impotenza e non
hanno ancora compreso il perché. Gesù ha appena detto: "Tutto è possibile per chi
crede", ma si
dimostrano sordi anche di fronte a questa affermazione. Sono talmente chiusi. Perché
noi non abbiamo potuto scacciare? Continuano
in questa sordità tanto che Gesù con la risposta ribadisce: "con la preghiera". Il Maestro sottolinea la necessità dell’ascolto,
della comunione con Dio. Solo restando in comunione con il Padre è possibile
fare la guarigione. Marco ci dà la possibilità
di dare tutto il peso possibile alla preghiera, non intesa come domanda, come
richiesta o come pretesa, ma intesa come comunione di vita. Per poter scacciare
questo demonio è necessario essere in intima comunione con Dio, che è quel che
significa “credere”, dove la preghiera non è il mio parlare a Dio, ma è
lasciare che Dio agisca nella mia vita. Allora diventa possibile tutto. “Tutto”
significa tutto ciò che è buono e che appartiene al progetto di Dio.
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