II SETTIMANA BIBLICA ONLINE - 06 AGOSTO 2019 - SECONDO GIORNO
II
SETTIMANA BIBLICA ONLINE
06
AGOSTO 2019
IN CAMMINO
VERSO GERUSALEMME
Secondo
giorno
Primo momento:
Preghiera iniziale
Amen.
1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai
creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo
perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il
mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi
la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei
tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava,
uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le
leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della
sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la
sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei
sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala
dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi
affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella
infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie
azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
SALMO 122: SONO FERMI
I NOSTRI PIEDI ALLE TUE PORTE, GERUSALEMME!
Il testo
1 Canto delle salite. Di Davide.
Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore!".
2 Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
3 Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
4 È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele,
per lodare il nome del Signore.
5 Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
6 Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
7 sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
8 Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su te sia pace!».
9 Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
Terzo momento:
Commento teologico-esegetico
I Salmi delle ascensioni ci aiutano a capire che
l’intera nostra vita è un pellegrinaggio, perché non abbiamo qui una città
stabile ma cerchiamo quella futura; nello stesso tempo educano il nostro cuore
ad assumere gli atteggiamenti necessari per vivere in modo autentico, secondo i
criteri di Dio, la durata del cammino. In particolare, il Salmo 120 ci ha fatto
sostare sul punto di partenza del viaggio, rappresentato da una situazione di
angoscia a motivo di una ostilità sperimentata in terra straniera; ci ha fatto
poi contemplare alcuni atteggiamenti da vivere lungo la via: un cuore
pacificato, al punto che il proprio io si identifica con la pace – io sono pace – e questa pace è generata dalla consapevolezza che
tutta la propria vita è custodita dal Signore, che non dorme, ma veglia su di
noi, facendosi compagno del nostro viaggio, perché dal suo monte santo scende
per porsi alla nostra destra, come ombra che mai si separa da noi (cf. anche
Sal 121).
Il Salmo 122 ci fa sostare già alle porte della meta
che il pellegrinaggio finalmente raggiunge: «i nostri piedi si fermano alle tue porte Gerusalemme». Gerusalemme
è la meta verso cui il pellegrinaggio tende, anche se, come vedremo, ogni
viaggio nella fede, una volta che arriva, o presume di essere arrivato, scopre
di dover di nuovo rimettersi in cammino, perché nell’esperienza di Dio è così:
ogni traguardo che si raggiunge non è mai conquistato una volta per sempre, non
è mai definitivo, ci rimette in cammino, apre davanti a noi una nuova via,
perché il Signore è sempre più avanti, è sempre al di là nella nostra attesa e
della nostra speranza, è sempre nuovo e ulteriore rispetto a ciò che pensiamo
di aver compreso o sperimentato di lui. Solo ora, in questo Salmo 122, il nome
Gerusalemme fa la sua apparizione nei Salmi delle ascensioni. Anzi, il nome
della città in questi versetti ricorre tre volte, con insistenza e pienezza:
precisamente ai vv. 2, 3 e 6. Ci sono altri termini che ricorrono anch’essi tre
volte (né una di più né una di meno) in questo Salmo, e sono “Signore”, “casa”,
“pace”. Su di essi viene così concentrata la nostra attenzione: rappresentano
una importante chiave di interpretazione che ci consente di aprire il senso del
testo. Il messaggio del Salmo è chiaro: quando sale a Gerusalemme, il
pellegrino cerca in questa città tre dimensioni, il Signore, una casa e la
pace.
Chi sale verso Gerusalemme cerca una città e insieme
cerca la pace. Tutti gli uomini possono convergere insieme verso questo luogo
unico, pur provenendo da cammini differenti. Gerusalemme, in tal modo, diviene
possibilità di pace autentica. Diviene luogo in cui insieme si può fare
esperienza di unità e di comunione, di fraternità e di pace.
Non dimentichiamo però, giunti a questo punto, quali
sono i termini sui quali il Salmo insiste, ripetendoli sempre tre volte:
Gerusalemme, Signore, casa, pace. Con questa insistenza quasi ostinata è come
se il Salmo ci volesse ricordare con forza che Gerusalemme può essere ciò che
deve essere, secondo la vocazione iscritta nel suo nome stesso, cioè città di
pace, solo se rimane insieme città o casa dell’uomo e nello stesso tempo città
o casa di Dio. La pace vera c’è non solo quando gli uomini imparano ad abitare
insieme, in un cammino di unità che da diverse tribù li rende un solo popolo,
fratelli tra loro, ma anche quando imparano ad abitare insieme al loro Dio.
Quando la casa dell’uomo è anche casa di Dio. A costruire la città c’è sempre
una duplice dimensione: quella orizzontale, dei rapporti degli uomini tra loro,
e quella verticale, del rapporto con Dio. Quando una delle due dimensioni
manca, la città crolla su se stessa.
Il Salmo 122 ci insegna a cercare Gerusalemme come
città di pace, in modo del tutto diverso. Perché ci educa a cercarla insieme
come città di Dio e come città dell’uomo. Il Salmo ricorda il duplice motivo
per cui si sale verso Gerusalemme. Innanzitutto ci si va per lodare il nome del
Signore, come ricorda il v. 4. E si loda il nome di Dio nel suo tempio. Ma si
sale verso Gerusalemme anche perché là sono posti i seggi del giudizio, i seggi
della casa di Davide. Qui si fa riferimento ai seggi da cui si amministra la
giustizia, perché il re, a cominciare da Davide, deve assicurare in nome di Dio
la giustizia tra il popolo. Quindi, si sale verso Gerusalemme per questo
duplice e inseparabile motivo: per rendere culto a Dio nel suo tempio, ma anche
per rendere omaggio al luogo dove sono posti i seggi di Davide, dove si
amministra la giustizia tra gli uomini. Gerusalemme può essere città di pace
perché contemporaneamente è città della preghiera ed è città dei giusti giudizi
umani, città del culto a Dio e di rispetto dell'uomo, città del tempio e città
della giustizia. Non c’è infatti culto autentico a Dio che non implichi
l’esercizio della giustizia, come ricordano con forza alcune pagine della
letteratura profetica (cf. Am 5,21-24). L’assenza di giustizia rende il nostro
culto solo esteriore e detestabile da Dio, che invece desidera essere cercato,
invocato, celebrato da chi insieme al suo volto cerca anche il volto della
giustizia da rendere al proprio fratello.
Ecco la condizione perché Gerusalemme sia città di
pace. Questa tuttavia rimane una vocazione, vale a dire un cammino verso cui
tendere in risposta alla chiamata del Signore. Gerusalemme è città di pace
perché deve diventare città di pace. Deve sempre diventare ciò
che il suo nome dice. Per questo motivo il pellegrino che sale a Gerusalemme
non solo cerca pace, ma anche invoca pace sulla città, e la invoca dall’alto,
dal dono di Dio, come ci ricorda l’ultima strofa del Salmo: Domandate pace per
Gerusalemme. La pace non è una sicurezza raggiunta una volta
per sempre: è sempre fragile, sempre a rischio, sempre nelle mani della libertà
degli uomini. Pertanto, il pellegrino che sale a Gerusalemme non ci va soltanto
in ricerca della pace, ci va anche per portarvi la pace, per pregare per la sua
pace.
In modo molto significativo il libro dell’Apocalisse,
libro con il quale si conclude l’intera Bibbia, termina con la visione della
Gerusalemme celeste che discende dall’alto. Il pellegrino che sale verso
Gerusalemme cercandola come città della giustizia e della pace fa invece la
scoperta, sorprendente e grata, di contemplare una città che dall’alto scende
verso di noi, come dono gratuito di Dio. Al cammino dell’uomo che sale verso
Gerusalemme, l’Apocalisse, l’ultimo libro del Nuovo Testamento, risponde con
l’immagine della Gerusalemme celeste che scende verso l’uomo. Il salire
dell’uomo è simbolo di tutto il suo impegno nella storia, che lo apre di fatto
all’accoglienza del dono di Dio che dall’alto discende.
Quarto momento: La
riflessione personale
Dedicate
almeno mezzora alla vostra personale riflessione.
Traccia di riflessione: Il Salmo 122 ci consegna una domanda: che cosa
significa anche per noi camminare verso Gerusalemme. Meglio: che senso ha per
la nostra vita desiderare l’incontro con il Signore, cercare una casa, aspirare
alla pace? Il Signore, una casa, la pace: sono davvero questi tre desideri
profondi che abitano la verità del nostro cuore? La nostra casa è fondata sulla pace?
Può essere definita "una piccola Gerusalemme"?
Quinto momento: La
condivisione comunitaria
Se
avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo
residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.
Al
termine della vostra condivisione, accedete al blog
noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del
giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che
partecipano alla Settimana Biblica Online. Firmate sempre i commenti, altrimenti resteranno anonimi.
Sesto momento:
Liturgia delle Ore
Siamo
giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi
proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui
effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non
solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa
Universale.
Non è semplice rispondere alle domande di oggi. Il desiderio più profondo è far diventare il cuore la casa dove far vivere il Signore e trovare pace. Quando il cammino si fa da soli in famiglia non è semplice a farla diventare una piccola Gerusalemme c'è la fatica del cammino quotidiano. Lodo il Signore che è accanto a me nel cammino della mia vita!!
RispondiEliminaElia, il tuo cammino procede nella giusta direzione. Infatti, è la presenza del Signore a donare la pace. Più precisamente, se con il Salmo 120 abbiamo affermato con il salmista "io pace", ora possiamo certamente esclamare che "il Signore pace". Dove è prresente il Signore, lì vi è pace.
EliminaE' bello camminare verso Gerusalemme: desiderare l'incontro con il Signore che ti ripaga donandoti la pace! Tante volte abbiamo sperimentato di sentirci protetti come dentro una casa della pace, tuttavia essa è una sicurezza-fragile perché i desideri del cuore a volte diventano altri e quando nel cuore non c'è pace è davvero necessario riprendere il cammino! Il Risorto quando è apparso la prima volta ai suoi ci ha detto "Pace a voi!" insegnandoci in senso e la meta del nostro pellegrinaggio.
RispondiEliminaCaro "sconosciuto", grazie per la tua riflessione. Ti spiace mettere il tuo nome alla fine del commento? In tal modo il dialogo diventa più personale. Grazie. Giancarlo
EliminaIl commento precedente è di Michela Potente. Ringrazio Michela per la sua profonda riflessione.
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