IV Settimana Biblica Online - Primo giorno

 

IV SETTIMANA BIBLICA ONLINE

02 AGOSTO 2021

LE ULTIME SETTE PAROLE DI GESU' DALLA CROCE

 

Prima Parola 

Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno

 



 

Primo momento: Preghiera iniziale


Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

 

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

 Il testo

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: ‘Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno’” (Lc 23,33-34).

  

Terzo momento: Commento teologico-esegetico


Le ultime parole di Gesù dalla croce. Tutte le parole di Gesù sono “spirito e vita” (cf. Gv 6,63). Ma queste lo sono all’estremo, perché, in qualche modo, contengono ed esprimono la verità di tutte le altre. E vi pongono il sigillo. Le narrazioni evangeliche ne raccolgono chi l’una chi l’altra. Ciascuna apre uno squarcio di luce sull’abisso della passione e morte del Crocifisso, che è e resta inesauribile. Ognuno dei vangeli dice il tutto del mistero, ma da un particolare punto di vista. E insieme le quattro narrazioni compongono un policromo mosaico da cui risplende la bellezza di Colui che, “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Iniziamo dal vangelo di Luca non solo perché, da solo, riporta ben tre delle sette parole di Gesù dalla croce, che gli altri evangelisti non ricordano; ma anche perché, con tratto d’artista, disegna il quadro che fa da sfondo al morire crocifisso di Gesù, e ne offre il significato di salvezza per ogni tempo e per ogni uomo. Marco, e al suo seguito Matteo, spingeranno invece lo sguardo a concentrarsi sulla profondità indicibile della prova vissuta da Gesù e, perciò, sulla follia (cf. 1Cor 7,12ss) del suo amore, specchio dell’amore folle del Padre per noi. E Giovanni, quasi anticipando la luce della risurrezione nel folto del buio della croce, descriverà il frutto di vita copiosa che zampilla, nuovo, dal cuore trafitto del Signore.

Luca, il cantore della misericordia del Padre, dipinge di fronte ai nostri occhi, con pochi, magistrali tratti, una scena in cui le parole di Gesù danno voce alla definitiva vittoria dell’amore sull’odio e sul peccato. Non è un caso che la prima di queste parole sia una preghiera al Padre in favore dei suoi carnefici: “Padre, perdonali!”. Parola che è quasi un compendio della “buona notizia” annunciata da Gesù agli uomini.

Il racconto ricorda che Gesù, crocifisso con due malfattori, l’uno alla sua destra, l’altro alla sinistra, è stato così annoverato tra gli empi (cf. Is 53,12). Gesù assieme ad altri due delinquenti viene condotto fino al luogo delle esecuzioni capitali chiamato “Cranio”. Luca, a differenza di Marco e di Matteo, non riporta la denominazione aramaica “Golgota”, lingua sicuramente sconosciuta ai suoi lettori. Il nome Cranio può essere un riferimento ala forma della cima della collina oppure al luogo dove avvenivano le frequenti esecuzioni capitali. La posizione di Gesù al centro con a destra e a sinistra altri due crocifissi mette in rilievo il fatto che egli viene ucciso insieme a delinquenti: la pena della crocifissione spetta sia all’innocente Gesù come ai due malfattori, di cui l’evangelista non fa conoscere i reati commessi.

Tuttavia, l’esecuzione della crocifissione è riportata soltanto con un laconico verbo, “crocifissero”, senza particolari coloristici o macabri anche se essa è dolorosissima. I vangeli sono pertanto interessati non alla descrizione cronachistica degli avvenimenti, ma alla loro interpretazione teologica e catechistica. La morte per crocifissione inoltre non è una pena rara nella Palestina ai tempi di Gesù, ma proprio la compresenza di altri due crocifissi dice come questo strumento di morte fosse frequentemente usato.

La prima preghiera di Gesù sulla croce, riportata all’interno della tradizione sinottica soltanto da Luca, è in piena sintonia con la prospettiva di questo vangelo, denominato "il vangelo della misericordia". Nella sua preghiera Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Padre. Farà lo stesso nella seconda preghiera che troviamo in Lc 23,46. L’appellativo di Padre, che viene posto sulle labbra di Gesù mentre prega, spicca per il contrasto che intende creare. Così come è già avvenuto sul monte degli Ulivi (cf. Lc 22,42), proprio nel momento angosciante della sofferenza e della morte, Gesù non si ribella a Dio, ma anzi lo riconosce nella sua identità paterna.

L’orazione di Gesù ha come contenuto la richiesta di perdono per i suoi carnefici. La sua richiesta fatta al Padre rivela che egli ha già concesso il suo perdono a coloro che lo stanno mettendo a morte.

Questa petizione concentra diverse tematiche proprie dell’opera lucana, secondo la quale Gesù è il messia misericordioso (Lc 15), nei confronti del nemico (Lc 6,27.35), nel perdono dei peccatori (Lc 5,20; 7,47) e degli uomini che agiscono per ignoranza (At 3,15; 13,27). Egli è l’inviato di Dio con il compito di rimettere al popolo i suoi peccati (Lc 1,77; cf. 5,20.21.23.24; 7,47-50). Non sottolinea soltanto la grandezza e l’eroicità del perdono di Gesù ai suoi crocifissori, ma è parola di rivelazione. Perdonando ai nemici, Gesù si rivela “Figlio dell’Altissimo” che fa piovere e sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti (cf. Mt 5,45). Il perdono è richiesto da Gesù per coloro che, pur essendo stati gli artefici della sua morte, non ne sono consapevoli fino in fondo.

Il richiamo all’ignoranza (“perdonali, perché non sanno quello che fanno”) ci fa entrare, per un attimo, nel mistero del rapporto tra Gesù, Israele e la Chiesa. La croce non significa, infatti, l’inappellabile no! di Dio alla salvezza di chi condanna Gesù. Senza nulla togliere alla responsabilità tragica di chi lo rifiuta, Gesù ricorda al Padre il suo imperscrutabile disegno di misericordia che si dispiega nella missione del Figlio e abbraccia l’agire degli uomini: sempre, in ogni caso, di tutti e di ciascuno. Il perdono offre la possibilità d’un nuovo inizio. Perdonare è come far risorgere chi è destinato a morte.

La preghiera di Gesù la si ritrova molto simile sulla bocca di Stefano, il primo martire. Egli, prima di morire afferma: “Signore, non imputare loro questo peccato” (At 7,60). Pertanto, la preghiera di Gesù non è quella di un eroe mitico, ma deve essere fatta propria da ogni suo discepolo che dovrà affrontare la morte a causa dell’annuncio del vangelo.

Gesù perdona perché ama; e l’amore alla lunga vince e cambia profondamente ogni situazione di morte, è la via che conduce alla vera pace. L'offerta di perdono di Gesù spinge ognuno di noi a non lasciarsi mai vincere dal male, ma a vincere il male con il bene.

Così facendo, pianteremo nella storia degli uomini il seme del Regno di Dio e saremo beati per sempre.

  

Quarto momento: La riflessione personale


Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

Traccia di riflessione: Quale Dio ci ha rivelato Gesù Cristo! Il suo amore per gli uomini è senza limiti. Siamo consapevoli di questo amore che Dio ha per noi? Amiamo noi stessi come Dio ci ama? Amiamo gli altri come Cristo ha amato noi? Siamo disposti a perdonare coloro che ci hanno ferito nella vita?

  

Quinto momento: La condivisione comunitaria


Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

  

Sesto momento: Liturgia delle Ore


Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

 

Commenti

  1. Buon pomeriggio Giancarlo e buon pomeriggio agli altri partecipanti a questa Settimana Biblica. Poiché non potrò partecipare alla condivisione online, scrivo qui le mie riflessioni.
    Lo faccio partendo dal "dato umano", cioè guardando a quanto umanamente ci accade quando facciamo la triste esperienza di essere vittime di un torto, una ingiustizia, una violenza e su come invece ci invita a vivere queste esperienze Gesù, l'Uomo Nuovo.
    Sappiamo bene che il perdono, nell'esperienza umana in cui tutti qualche volta ci siamo ritrovati, non è un atto ma un "processo", ossia non è un qualcosa che avviene in un singolo momento, ma il frutto di un cammino a volte lungo e doloroso che richiede come primo passo l'elaborazione della rabbia e dello sconcerto per aver subito un danno.
    Quello che colpisce nel modo in cui Gesù vive non solo il momento ultimo della crocifissione, ma tutta l'esperienza del processo, della condanna fino al momento finale della messa a morte, è la sua totale assenza di rabbia, la sua "docile sottomissione" a quanto gli stava accadendo.
    Un simile atteggiamento è possibile solo da parte di chi sceglie volontariamente e consapevolemte di andare incontro ad un destino che appare scandaloso agli occhi di molti. E questa è una esperienza che magari ognuno di noi ha potuto fare nella propria vita: penso al bambino che sceglie di prendersi di fronte ai genitori la colpa di qualche marachella al posto del proprio fratellino più piccolo, oppure anche all'atteggiamento che possiamo scegliere da adulti, quando "ci assumiamo" la colpa, la responsabilità del comportamento sbagliato di qualcuno anche se questo ha causato la nostra sofferenza perché sappiamo che imputare la colpa all'altro porterebbe un danno ancora più grande.
    In sintesi: solo chi sceglie di farsi carico dell'ingiustizia e del male commesso a nostro danno da qualcuno può riuscire a farlo senza provare rabbia perché la rabbia l'ha già superata e metabolizzata per un fine più grande. E questo è possibile e avviene quando riusciamo ad inquadrare quella sofferenza in un "disegno più grande".
    La seconda considerazione è relativa all'intercessione di perdono che Gesù fà al Padre.
    Nell'espressione "Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno", ci leggo l'aggancio ad AT 13,27: "Infatti gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi non hanno riconosciuto questo Gesù...". Nelle parole di Gesù in Croce, c'è il voler dire da parte di Gesù che chi lo ha condannato e ucciso lo ha fatto perché non lo ha riconosciuto, non era in loro presente in quel momento lo Spirito di Verità, ecco perché lo hanno fatto. Ma la misericordia di Dio lascia sempre una porta aperta, la possibilità che il cuore dell'uomo possa convertirsi, come avviene per il centurione che, vedendolo morire, esclama: "Costui era davvero il Figlio di Dio"!
    "Non sanno quello che fanno" è razionalmente incomprensibile se lo leggiamo solo in termini di razionalità umana perché in quel momento tutti razionalmente sapevano quello che stavano facendo. E' possibile comprenderlo solo attraverso una lettura "del cuore", quella che ci può far dire: "il loro cuore/il mio cuore adesso è chiuso, ma domani chissà...".

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    1. Grazie Ivana per il tuo contributo. Due osservazioni da parte mia. La prima: il perdono è un frutto dell'amore, e di quello divino, non umano. Nel contesto dell'amore di Dio, in cui siamo chiamati ad entrare, il perdono è immediato, non la conclusione di un lungo e faticoso processo. La seconda: certo, gli uccisori di Gesù non avevano capito chi stavano uccidendo, il Figlio di Dio. Ma a me piace pensare che il perdono di Gesù si possa estendere a tutti coloro che, con le loro scelte,uccidono la vita che Dio, il Datore della vita, ha donato in abbondanza. Purtroppo, in questa accezione, rischiamo, prima o poi, di trovarci anche noi. Pertanto, il perdono offerto da Gesù è un balsamo di cui può beneficiare ognuno di noi.

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  2. Buon pomeriggio sicuramente il perdono è come disse qualcuno un super dono d'amore perché penso che senza chiedere allo spirito Santo l'amore per amare chi ci fa un torto è difficile che ci si riesca veramente fino in fondo e rimane sempre qualcosa che turba l'anima invece arrivare al desiderio di salvezza dell'altro è veramente un dono di Dio. Penso sia anche un allenamento del cuore . Solo se mi sento amata e faccio esperienza dell'amore di Dio allora posso amare gli altri e quindi anche mettermi nella disponibilità al perdono.

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    1. Elia, condivido pienamente la tua riflessione. Sottolineo solo che la gratuità dell'amore di Dio deve spingere il credente ad amare a sua volta gratuitamente l'altro, fino a perdonare gratis chi ci fa del male.

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  3. Buonasera prof e grazie sin da oggi per i commenti che ci offrirà! Oggi meditando mi sono soffermata sulla parola "consapevole". Il non essere consapevoli molto spesso del male che commettiamo, così come non siamo consapevoli del grande amore di Cristo per noi; quell'amore senza limiti che gli ha permesso di perdonare anche coloro che lo hanno condannato a morte. È difficile amare come egli ama, ma siamo in cammino e con l'aiuto dello Spirito Santo affidiamo la nostra vita a quel Padre al quale Gesù si rivolge soprattutto nei momenti di dolore.

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    1. Cara Rosaria, condivido la tua riflessione. Sottolineo l'importanza della necessità fondamentale della consapevolezza del dono gratuito dell'amore e del perdono di Dio, che non è sottoposto ad alcuna azione previa dell'uomo. Tale amore richiede anche a noi di agire come agisce Dio, che fa piovere sui buoni e sui cattivi perché ama tutti gli uomini.

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