IV Settimana Biblica Online - Terzo giorno

 

IV SETTIMANA BIBLICA ONLINE

04 AGOSTO 2021

LE ULTIME SETTE PAROLE DI GESU' DALLA CROCE

 

 

Terza Parola

Donna, ecco tuo figlio

 

 



 

Primo momento: Preghiera iniziale

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

 

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Secondo momento: La Parola di Dio

  

Il testo

Stavano presso la croce sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre!’. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,25-27).

 

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

 

L’evangelista attribuisce un importante significato a questo episodio. Per lui, esso rappresenta il compimento della missione di Gesù, come ci attesta il versetto successivo: ”Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto…” (Gv 19,28). La parola pronunciata da Gesù a sua madre e al “discepolo che egli amava” non deve essere letta solo come un atto di pietà filiale, ma è in rapporto con la missione affidatagli dal Padre e che lui intende realizzare fino in fondo.

L’evangelista lega tra di loro due protagonisti indicati entrambi da una espressione anonima. Della madre di Gesù non si dice mai il nome e viene appellata con il titolo di “Donna”. Anche nell’episodio delle nozze di Cana (Gv 2,1-11) ritroviamo lo stesso appellativo. In tal modo, l’autore spinge il lettore a leggere il testo attuale alla luce della simbologia di Cana. Lo vedremo. In modo analogo, del “discepolo che Gesù amava”, che troviamo per la prima volta all’inizio del libro dell’ora (Gv 13) e successivamente nei momenti chiave della vita di Gesù, non si fornisce mai il nome. I due personaggi, la cui presenza sotto la croce non è citata dai racconti sinottici della Passione, sono identificati esclusivamente per il loro rispettivo rapporto con Gesù. A differenza dei discepoli che hanno abbandonato Gesù (Gv 16,32), la “madre di Gesù” e il “discepolo che egli amava” stanno in piedi davanti alla “croce di Gesù”, con un atteggiamento carico di fedeltà e di attesa. Pertanto, il loro accostamento ha sicuramente un significato simbolico che l’evangelista ci invita a penetrare.

La “madre di Gesù” è presente all’inizio e alla fine del suo ministero pubblico. A Cana, con il primo dei segni compiuti da Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino, l’evangelista intendeva sottolineare la pienezza futura della salvezza; qui, sotto la croce, mediante l’affidamento reciproco della madre e del discepolo, l’autore vuole evidenziare la realizzazione del piano salvifico di Dio. Il legame intenzionale tra i due episodi è confermato dall’uso dell’espressione anonima “la madre di Gesù” e nella ripresa del termine “donna”, stupefacente anche qui da parte di un figlio, nei confronti della propria madre (cfr. Gv 2,4).

A Cana, Maria era allo stesso tempo se stessa e una figura simbolica che rappresentava il popolo di Israele fedele e aperto al dono di Dio. Anche qui, sotto la croce di Gesù, ella assume i due ruoli. Il solenne titolo “Donna” invita a discernere nella “madre di Gesù” colei che a Cana rappresentava Israele teso verso l’intervento salvifico di Dio. Ma adesso troviamo l’accostamento con “il discepolo che Gesù amava”, non menzionato nel racconto di Cana. Questo discepolo, all’interno della comunità giovannea, è il testimone diretto dell’opera compiuta da Gesù e il depositario e il garante della rivelazione del Figlio, di cui ha ricevuto la piena intelligenza.

Disse alla madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre’”. La parola di Gesù realizza un mutuo legame, frutto della sua “elevazione” sulla croce. Maria, la “madre di Gesù”, simbolo di Israele che attende il compimento dell’alleanza salvifica promessa da Dio, viene affidata al “discepolo che Gesù amava”, che avendo “dimorato” sul petto di Gesù, ne ha compreso appieno la profondità della sua rivelazione.

Per questo Gesù affida sua madre al discepolo amato, designandolo come il figlio che ormai si prenderà cura di lei: ciò vuol dire che ella ormai condividerà la pienezza della rivelazione che si è dischiusa al discepolo. Gesù si rivolge prima alla madre e poi al discepolo: in tal modo egli manifesta il compimento dell’attesa fedele del popolo eletto. Il ruolo attivo è affidato al discepolo amato, che, da questo momento in poi, testimonierà alla “madre di Gesù” quanto ha visto e ascoltato dal suo Signore, il Verbo della vita.

I due termini “madre” e “figlio” determinano la istituzione di una nuova famiglia, non più basata sui legami di sangue, ma sulla relazione vitale con il Risorto.

“E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. Il “discepolo che Gesù amava” accoglie la “madre di Gesù” nella sua proprietà. Il termine greco, “tà ìdia”, che il testo italiano traduce “con sé”, può indicare genericamente ciò che uno possiede, ma anche l’essere profondo di una persona. Qui, trattandosi del discepolo perfetto nella fede e nell’amore, “tà ìdia” sta ad indicare la sua piena adesione al Figlio, il suo intimo dimorare nel seno di Gesù e, attraverso di lui, nel seno del Padre. Quella del discepolo è una esistenza di unità con Cristo a cui “la madre” viene introdotta. Da adesso in poi, come accadde ai due discepoli di Giovanni che all’inizio del vangelo “dimorarono” nell’intimità di Gesù (Gv 1,35-39), anche Maria è introdotta, attraverso il “discepolo che Gesù amava”, nella intimità spirituale con il Figlio e con il Padre. Le attese di Israele, simboleggiate dalla figura della “madre di Gesù”, si compiono nell’annuncio evangelico portato dal discepolo amato.

Aderendo con fede alla testimonianza del discepolo amato della rivelazione ricevuta dal Signore, ad ogni uomo viene offerta la possibilità di dimorare con il Figlio e con il Padre. L’evangelista ci esorta a seguire la via indicata dal “discepolo che Gesù amava”, ad entrare tra le sue proprietà, per entrare nella sua profonda spiritualità ricca della rivelazione ricevuta dal Figlio. Attraverso il discepolo amato e accogliendo la sua testimonianza ci si dischiude immediatamente la comunione con il Figlio e con il Padre.

 

Quarto momento: La riflessione personale


Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

Traccia di riflessione: Il vangelo di Giovanni ci riporta la testimonianza diretta del "discepolo che Gesù amava", il quale ha ascoltato la parola del Signore e ne ha penetrato il senso più profondo. Proprio come Maria, "la madre di Gesù", siamo invitati a meditare nel nostro cuore la parola tramandata dal discepolo amato, per rimanere pienamente con Cristo ed entrare nella vita eterna. Lo Spirito Santo che dimora in noi ci aiuterà in questo cammino.

 

Quinto momento: La condivisione comunitaria


Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

  

Sesto momento: Liturgia delle Ore


Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

 

Commenti

  1. Il testo di oggi mi risulta difficile da comprendere fino in fondo. Innanzitutto chi è il discepolo amato? Già in passato abbiamo avuto occasione di discuterne: Giovanni stesso? Un altro discepolo di cui ignoriamo il nome? Oppure il discepolo amato è il simbolo della Chiesa che nasce? In effetti il personaggio è molto evanescente: all'inizio della scena ci sono solo le donne, che vengono elencate con la loro identità. Il discepolo amato compare dopo, accanto alla madre alla quale Gesù rivolge il messaggio "ecco tuo figlio". Caro Giancarlo, nella spiegazione hai già chiarito che l'affidamento di Maria al discepolo non può essere un semplice atto di pietà filiale, anche perché possiamo immaginare che la comunità dei discepoli fosse ormai numerosa e solidale al punto da ritenere che di certo Maria non sarebbe stata lasciata sola. In quel messaggio deve esserci qualcosa di più. In quel momento solenne il discepolo prende il posto del figlio. Cosa significa? Che Gesù continuerà la sua opera attraverso il discepolo amato e che il discepolo terrà con sè Maria, depositaria del mistero dell'incarnazione? Sembra di assistere alla nascita di una famiglia nuova, fondata su legami spirituali.
    E poi se, come ci spieghi, Maria è il simbolo di Israele che attende e Gesù è l'atteso, il discepolo chi é? E' forse il portatore dell'annuncio evangelico, cioé il futuro che si realizza?
    Infine non riesco a comprendere il fatto che Maria viene introdotta nella intimità spirituale con Gesù e con il Padre attraverso il discepolo.
    Roberto

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    1. Caro Roberto, il discepolo "che Gesù amava" è una persona reale la cui testimonianza di fede viene trasmessa a noi dal Vangelo di Giovanni. Egli è colui che ha vissuta una perfetta relazione intima con Gesù. Vivere con il discepolo amato e percorrere il suo cammino di fede, significa entrare nella stessa unione mistica con Gesù che lui ha raggiunto nella sua vita. Questo significa entrare a far parte della nuova famiglia spirituale di Cristo. Tale percorso è necessario per ogni uomo. Nessuno escluso. Neppure Maria.

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  2. Mi piace vedere innanzitutto e per l'ultima volta il volto umano di Gesù che affida la mamma al discepolo e al discepolo dà la mamma, quindi Gesù realmente agisce da uomo con un sentimento profondamente umano. Ma sappiamo bene che questo affidamento riguarda ben altro. In Giovanni Gesù affida tutti noi, tutta la Chiesa, e alla madre affida noi. Un'altra riflessione che facevo è che non a caso questo rapporto nasce sotto la croce... la base prima e ultima di ogni forma di relazione è l’amore, quello vero che si rivela nella croce e nel dono di sé, allora possiamo capire che quello stesso amore che legava Gesù a sua madre, e Gesù al discepolo prediletto, ora arriva a unire e legare Maria e Giovanni. È una circolarità perfetta, quasi un riflesso di un Dio che è Trinità.

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    1. Rosaria, il riferimento all'amore trinitario è illuminante. Il cammino che siamo chiamati a compiere dietro al discepolo amato ci conduce proprio a condividere già da ora l'amore intimo che vivono Cristo e il Padre. È la condivisione immediata della vita eterna, come afferma lo stesso Vangelo di Giovanni.

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