IV Settimana Biblica Online - Quinto giorno

IV SETTIMANA BIBLICA ONLINE

06 AGOSTO 2021

LE ULTIME SETTE PAROLE DI GESU' DALLA CROCE

 

 

Quinta Parola

Ho sete

 




 

 

Primo momento: Preghiera iniziale

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

1Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, 3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla… 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria (Sapienza 9,1-6.9-11).

 

Maria, Sede della Sapienza, prega per noi.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

  

Secondo momento: La Parola di Dio

 

Il testo

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: ‘Ho sete’. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna gliela accostarono sulla bocca” (Gv 19,28-29).

 

Terzo momento: Commento teologico-esegetico

 

Il racconto della morte è posto sotto il segno della piena coscienza che il Figlio ha del proprio itinerario. Questa consapevolezza era stata messa in evidenzia dall’evangelista già nella scienza dell’ultima cena, quando Gesù comincia ad affrontare l’ora del proprio ritorno a Dio (Gv 13,1-3). Mediante l’espressione “Gesù, sapendo che…”, il narratore sottolinea la padronanza interiore del Figlio su tutto ciò che comportava il suo passaggio verso il Padre. Ora, prossimo alla morte, Gesù ha piena coscienza che “tutto era ormai compiuto”.

Cosa intende l’espressione “tutto”? Essa può riferirsi all’intera opera che il Padre ha affidata al Figlio, quindi tutto ciò che Gesù ha realizzato durante la sua vita pubblica, ma può riferirsi, in modo più opportuno al compimento della sua Passione, la prova suprema che Gesù sapeva di dover affrontare, necessaria per rivelare al mondo il suo amore per il Padre (Gv 14,31).

Affinché si compisse la Scrittura”: tutta l’opera compiuta da Gesù deve essere letta come la realizzazione piena del progetto salvifico di Dio annunciato dalla Scrittura. Anche la  parola del Crocifisso: “Ho sete” dimostra di essere una ultima attualizzazione della prova del Giusto sofferente, teso verso la salvezza promessa da Dio. La Scrittura ha profetizzato la missione salvifica del Figlio e Gesù, liberamente e volontariamente, sceglie di portare a compimento quanto era stato scritto su di lui. Passione del Figlio e compimento delle Scritture sono una cosa sola.

L’appello: “Ho sete” esprime certo la terribile sete fisica che un crocifisso provava. Ma come non sentire qualcosa di più nella parola del Crocifisso, introdotta dalla formula scritturistica? Giovanni ne enfatizza l’importanza: è per adempiere le Scritture che Gesù la pronuncia. Non solo, dunque, per compiere la sua opera, ma l’intera storia della salvezza. Evidente il richiamo al Salmo 22,16: “Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte”.

Gesù ha veramente sete, come ogni condannato al supplizio della croce: per questo gli accostano alla bocca la spugna imbevuta d’aceto (19,26; Sal 69,22).

Presa isolatamente, essa può esprimere l’ardente desiderio, da parte di Gesù, di raggiungere il Padre, secondo l’invocazione dei salmisti: “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua” (Sal 63,2). Certamente la richiesta di Gesù deve essere accostata alla domanda rivolta alla samaritana: “Dammi da bere” (Gv 4,7), che indicava più che la sete fisica, il suo desiderio che quella donna e il suo popolo accogliessero l’acqua viva che avrebbe dato loro: la sua Parola e, dopo la sua glorificazione, lo Spirito. Ora che è sul punto di essere “innalzato”, Gesù ha sete che lo Spirito sia effuso sui credenti. Dopo la sua morte, l’acqua, simbolo dello Spirito (Gv 7,37.39), sgorgherà dal suo fianco trafitto.

La richiesta di Gesù attualizza un passo del Sal 69,22: “Quando avevo sete mi hanno dato aceto”. Di questo Salmo l’evangelista cita anche il v. 10: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (Gv 2,17). Tale citazione, posta all’inizio del ministero di Gesù, mette in evidenza il suo ardore per la causa di Dio, anticipando così il motivo chiave affermato dalla parola odierna: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34). Al termine del ministero, l’immagine del cibo diventa quella della sete: nell’imminenza della morte, Gesù desidera ardentemente compiere sino all’ultimo respiro la volontà del Padre che ha fatto propria, perché gli uomini abbiano la vita eterna (Gv 3,16). La realizzazione di quanto profetizzato dall’autore del Salmo 69 è l’ultima prova del Giusto che, in tal modo, ne determina il compimento. Il Crocifisso accetta liberamente di bere “il calice che il Padre mi ha dato” (Gv 18,11).  

Gesù conosce la sete dell’uomo, quella di cui ha parlato, ad esempio, con la Samaritana (Gv 4,5-30). E Lui solo può donare l’acqua viva capace di saziare questa sete. Ma, sulla croce, è destinato Egli stesso ad avere sete di quest’acqua!

La parola “Ho sete” esprime la profondità della “prova” che Gesù patisce sulla croce, è l’equivalente del grido dell’abbandono riportato da Marco e da Matteo. Sperimentando, nell’abisso dell’abbandono, l’assenza della vicinanza del Padre, che è come il prosciugarsi nell’intimo del suo essere filiale della sorgente zampillante dello Spirito che lo conforta, lo sostiene, gli dona la vita, Gesù può offrire, dal Padre, l’acqua viva agli uomini!

È il suo “farsi uno” con la sete dell’uomo sino a sentirla sua, che fa possibile lo sgorgare in ogni uomo di quella stessa sorgente di vita che, dal Padre, sgorga in Lui. È ciò che Giovanni contempla nel prologo del suo vangelo, sintetizzando l’opera di Gesù: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, (…), i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati (…); dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (1,12.16).

È ciò che Gesù stesso aveva promesso: “Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,37-38).

Anche noi, riconoscendo in ogni aridità, in ogni abbandono, in ogni assenza, l’invocazione di Gesù sulla croce, riceviamo il dono dell’acqua viva che sgorga, per amore, dalla sua “piaga spirituale”– la sua sete di Dio. Così – come insegna Madre Teresa, che ha voluto sotto l’icona del Crocifisso questa scritta, “I thirst”, “ho sete”, in ogni cappella della sua comunità –, occorre farsi uno, sino in fondo, con la sete di ogni fratello, perché Gesù, anche attraverso di noi, possa offrirgli l’acqua viva che egli cerca.

  

Quarto momento: La riflessione personale


Dedicate almeno mezzora alla vostra personale riflessione.

Traccia di riflessione: La sete dell'uomo può essere dissetata solo dallo Spirito donato da Cristo. Andiamo da lui per dissetarci, ascoltiamo, meditiamo e osserviamo la sua Parola per eliminare completamente l'aridità del nostro cuore.

  

Quinto momento: La condivisione comunitaria


Se avete deciso di vivere insieme ad altri i primi tre momenti (in modo residenziale), scambiate con loro la vostra riflessione.

Al termine della vostra condivisione, accedete al blog noiabbiamolamentedicristo.blogspot.com e inserite un commento alla scheda del giorno in modo da favorire l’arricchimento spirituale di tutti coloro che partecipano alla Settimana Biblica Online.

  

Sesto momento: Liturgia delle Ore


Siamo giunti al momento conclusivo della Giornata. Accedete al sito www.liturgiadelleore.it che vi proporrà il testo della Liturgia delle Ore corrispondenti all’ora in cui effettuate l’accesso. Sarà un momento di preghiera vissuto in comunione non solo con i partecipanti alla Settimana Biblica Online, ma con la Chiesa Universale.

  

Commenti

  1. Penso che la sete del cuore dell'uomo la può dissertare solo Dio ... 'Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l'acqua della vita". Abbiamo sete del suo amore perché abbiamo sete di dare un senso alla nostra vita. Lo Spirito Santo ci dona quest'acqua ogni volta che lo invochiamo . Ringrazio Dio che mi ha fatto riconoscere la mia sete che mi ha fatto comprendere che solo in Dio posso dissetarmi, il mio cuore ha sete d'amore di pace di gioia di vita piena e posso dire che solo in Gesù la possa trovare.

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    1. Cara Elia, il dono di Gesù e del Padre è proprio lo Spirito, l'Unica Acqua che può soddisfare la sete di felicità eterna che abita in ogni uomo.

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  2. "Ha sete di te l'anima mia"... Penso alla sete di Gesù come sete di amore per ognuno di noi, perché noi siamo tutto per Lui. Se non diamo da bere, quindi non ricambiamo il suo amore, egli rimane assetato e continuerà a cercarci. Ma a volte non riusciamo a ricambiare l’amore a causa del peccato che ci rende incapaci di amare. Sappiamo bene che Gesù diventa sorgente di acqua viva e solo da questa sorgente possiamo attingere l’amore e la sovrabbondanza della Vita. L’ora della morte di Cristo è quindi l’ora del trionfo dell’Amore. Solo dissetandoci a questa sorgente, il nostro cuore potrà offrire acqua che zampilla a tutti gli assetati di Dio, del Dio inesauribile Amore.

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    1. Rosaria, la nostra consolazione è che Cristo resta fonte inesauribile di acqua viva nonostante i nostri peccati. Il suo amore per noi non verrà mai meno e possiamo sempre attingere da Lui l'acqua che ci disseta in eterno.

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